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Scopriamo come funziona il parto in acqua, scelto da Federica Pellegrini, e quali sono i suoi benefici. La nuotatrice si sta godendo la gravidanza e sta iniziando a prendere delle decisioni che riguardano il momento del parto.
Federica Pellegrini sceglie il parto in acqua: come funziona
Federica Pellegrini ha già deciso il nome della sua prima figlia, attesa tra Natale e Capodanno, anche se per il momento non vuole rivelarlo. Il suo ambiente naturale, come sappiamo, è proprio l’acqua ed è per questo che la nuotatrice ha rivelato di voler partorire in acqua. “Conosco bene il mio corpo, il modo in cui si adatta all’acqua, propenderei per tornare lì dentro” ha dichiarato in un’intervista a Verissimo, parlando della possibilità di far nascere la piccola in acqua. Il parto in acqua prevede l’immersione della donna in una vasca durante il travaglio. Nella vasca devono esserci almeno 60 cm di acqua per consentire i movimenti e una temperatura costante non oltre i 37 o 38 gradi, come ha rivelato l’ostetrica Alessandra Bellasio su Donna Moderna.
La prima cosa che deve fare una donna che desidera partorire in acqua è informarsi su questa possibilità nell’ospedale dove nascerà suo figlio. Bisogna ovviamente cercare una struttura che disponga della vasca, che è molto più diffusa nel nord e centro Italia, rispetto al sud. Al momento del ricovero si deve far presente la propria decisione, così il personal può salutare se è disponibile un’ostetrica dedicata, indispensabile per assistere la donna durante il parto.
Federica Pellegrini sceglie il parto in acqua: i benefici
Il beneficio principale dell’acqua è che favorisce la produzione e il rilascio di endorfine, contenendo il dolore delle contrazioni. Inoltre, dona anche una sensazione di leggerezza e favorisce il rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico, abbreviando i tempi del parto. “Per quanto riguarda la fase espulsiva non esistono dati sufficienti per poter affermare l’efficacia e la sicurezza del parto in acqua. L’ACOG (American College of Obstetricians and Gynecologists) supporta l’immersione in acqua durante il primo stadio, in donne sane e con gravidanze a basso rischio ostetrico, ma raccomanda fortemente l’uscita dalla vasca al momento del periodo espulsivo” ha spiegato l’ostetrica su Donna Moderna. Le indicazioni sono cambiate soprattutto per via del rischio di infezioni. Un buon compromesso sarebbe quello di ricorrere alla vasca durante la fase del travaglio, per poi concludere il parto fuori. Il parto in acqua può essere un’esperienza positiva anche per il neonato, in quanto più dolce, grazie alla temperatura dell’acqua, simile a quella nella pancia. Esistono comunque dei requisiti per la madre che vuole partorire in acqua. Prima di tutto è necessario un tampone vaginale per escludere la presenza dello streptococco beta emolitico di gruppo B. Nel caso di positività viene somministrata una dose di antibiotico per tutelare il bambino, ma non è possibile farlo in acqua. Non si può procedere con il parto in acqua neanche in caso di gravidanza gemellare o se ci sono situazioni a rischio o altre complicanze.
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