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Francesco Domenico Guerrazzi è stato un uomo dell’Ottocento impegnato in ambito politico durante l’importante periodo del movimento risorgimentale. Scopriamo la sua storia e la sua vita divisa tra politica e scrittura.
Chi era Francesco Domenico Guerrazzi
Francesco Domenico Guerrazzi (Livorno, 12 agosto 1804 – Cecina, 23 settembre 1873) è stato un politico italiano. Cresce nella città toscana insieme alla famiglia che non sembra crescerlo con l’amore di cui ha bisogno e lo porta a vivere un’infanzia triste. Questo inevitabilmente ha un’influenza anche il suo rapporto con la scuola che odia e per un periodo abbandona.
Nel corso dell’adolescenza poi fa emergere vene violente e vendicative facendolo trovare spesso in mezzo a risse, al punto che un giorno in seguito ad un litigio con il padre scappa di casa. Tra i due il rapporto si risana ma Francesco decide di partire per Pisa dando una nuova possibilità allo studio iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza. Qui conosce anche Lord Byron che, da poeta, lo porta a realizzare i suoi primi scritti e con cui viene allontanato dall’università per motivi politici.
I primi anni di Francesco Domenico Guerrazzi
Quando a grande fatica riesce ad ottenere la laurea apre il suo studio di avvocatura e nel frattempo continua a scrivere per passione. Realizza romanzi ma scrive anche per il giornale politico “L’indicatore livornese” a fianco dell’amico Carlo Bini. Raggiunge in questi anni discreta fama ottenendo anche la nomina di accademico della Labronica per il suo impegno civile.
Nel frattempo è anche coinvolto in azioni politiche che lo vedono anche condannato a un mese di carcere insieme a Bini. Nel 1835 muore suo fratello Giovanni e quindi è costretto a prendersi cura dei suoi due nipoti e allontanarsi per una decina di anni dalle varie agitazioni politiche. Continua però a scrivere opere, alcune sotto lo pseudonimo di Anselmo Gualandi come “L’assedio di Firenze”.
Francesco Domenico Guerrazzi e l’impegno politico
Nonostante le pressioni fatte dalla polizia e la censura, non smette di scrivere e non si spegne il suo spirito patriottico e continua infatti a guadagnarsi da vivere attraverso i suoi libri. Questo fino al 1847, anno in cui decide di tornare ad agire sul campo partecipando ad alcuni tumulti registratisi in quell’anno a Livorno. Pubblica inoltre “Discorso al principe e al popolo”, un’opera in cui chiede espressamente di ottenere un regime costituzionale.
Viene nuovamente arrestato e Guerrazzi decide di prendere posizioni più prudenti e così prova a trovare una soluzione insiemea Gioberti per trovare idee comuni. Viene eletto deputato nell’anno successivo e poi anche ministro dell’Interno. Negli anni a venire la soluzione si fa sempre più difficile, seguono infatti una nuova incarcerazione e un esilio in Corsica dove si dedica a nuovi scritti.