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Detto il Mahatma, cioè “Grande Anima”, Gandhi è stato un politico e avvocato indiano che ha lottato per l’indipendenza del suo Paese.
Chi era Gandhi
L’avvocato e politico Mohandas Karamchard Gandhi nasce a Porbandar, in India, il 2 ottobre 1869 da una famiglia benestante che gli permette di studiare per diventare avvocato. In seguito ad un’esperienza di lavoro in Sud Africa si rende conto delle discriminazioni subite dagli indiani da parte dei britannici: sarà la scintilla che farà nascere in lui il desiderio di lottare per questa causa.
In patria quindi spinge, per conquistare l’indipendenza dalla Gran Bretagna (allora l’India era una sua colonia), alla non collaborazione con il governo, una disobbedienza civile di massa non violenta chiamata Satyagraha. Molte volte viene arrestato e spesso pratica lo sciopero della fame per portare avanti le sue idee e quelle dei suoi seguaci. Nel 1947 l’India finalmente conquisterà l’indipendenza, ma verrà divisa in due Stati dando vita al Pakistan e attuando quindi una divisione tra la parte indù del paese e quella musulmana. Nascerà da questo evento una sanguinosa guerra civile.
La morte
Mahatma Gandhi muore il 30 gennaio 1948 per mano di un assassino. Si trovava nella sua momentanea residenza di Nuova Delhi quando venne ucciso con dei colpi di pistola da un certo Nathuram Godse, un indù che accusava Gandhi di esser stato troppo accondiscendente nei confronti dei musulmani durante la divisione dell’India. Godse viene quindi condannato a morte per il suo atto spregiudicato, nonostante i sostenitori di Gandhi si oppongano strenuamente.
Vita privata e curiosità
Gandhi ebbe una moglie prima di sostenere la causa della castità assoluta. Si tratta di Kastürbā, soprannominata Ba. I due si unirono in matrimonio quando entrambi avevano ancora tredici anni, come era d’usanza fare all’epoca e nella loro cultura. In seguito Gandhi si opporrà ai matrimoni dei bambini. Insieme hanno avuto quattro figli: Harilal, Devdas, Manilal e Ramdas.
Una curiosità: si conservano numerose lettere scritte da Mahatma Gandhi nel corso della sua vita. Una delle più singolari è quella nella quale scrive ad Adolf Hitler alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il politico indiano cerca quindi di spiegare i suoi principi ed incitare alla non-violenza, come si può leggere nella lettera:
Noi resistiamo all’imperialismo britannico quanto al nazismo.Se vi è una differenza, è una differenza di grado. Un quinto della razza umana è stato posto sotto lo stivale britannico con mezzi inaccettabili. La nostra resistenza a questa oppressione non significa che noi vogliamo del male al popolo britannico. Noi cerchiamo di convertirlo, non di batterlo sul campo di battaglia. La nostra rivolta contro il dominio britannico è fatta senza armi. Ma che noi si riesca a convertire o meno i britannici, siamo comunque decisi a rendere il loro dominio impossibile con la non cooperazione non violenta. Si tratta di un metodo invincibile per sua natura. Si basa sul fatto che nessun sfruttatore potrà mai raggiungere il suo scopo senza un minimo di collaborazione,volontaria o forzata, da parte della vittima, I nostri padroni possono possedere le nostre terre e i nostri corpi, ma non le nostre anime.