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E’ un argomento spinoso, quello del gender, così come tutti quelli che mettono in campo settori da sempre in contrasto come la religione e la sessualità.
Ogni volta che si affronta la materia, si dipanano dibattiti infiniti circa “IL giusto” o “LO sbagliato” (sì, proprio con l’articolo maiuscolo). Ognuno rivendica la giustezza della propria posizione come questo o quel dato di fatto, inalienabile. In realtà, sappiamo davvero di cosa parli o cosa ricerchi, questa teoria del gender? Che cosa potrà mai avere a che fare con il mondo scolastico? Proviamo a capirne di più insieme…
Innanzitutto, dobbiamo mettere un puntino sulla prima i: il termine “gender” deriva proprio dal mondo cattolico che negli anni ’90, con questa etichetta, voleva marcare la sua contrarietà a una certa libertà naturale che si può esprimere attraverso “personalità sessuali” diverse da quella eterosessuale. A livello letterale invece, questa parola inglese, potrebbe semplicemente tradursi come “orientamento sessuale”.
Continuiamo il nostro discorso dicendo che non esiste un’univoca teoria del gender…
Com’è possibile? Ciò dipende dalla sfaccettatura che è stata analizzata maggiormente in quella data riflessione, rispetto alle altre. Alcuni si sono concentrati sui concetti di femminilità e mascolinità che vengono instillati nella mente dei bambini sin da piccoli mentre altri, si sono concentrati su dinamiche relative ad atti di violenza come bullismo ed altri ancora, hanno dirottato la propria riflessione sul fatto che l’omosessualità non definisce un uomo meno uomo, o una donna meno donna.
Alla luce di queste informazioni quindi, come si inserisce questa ideologia nelle scuole? Ovviamente con accesissimi scontri tra genitori ed istituzioni poiché i primi, rivendicano il diritto di insegnare ai figli ciò che ritengono più opportuno senza influenze di questo tipo. Quali sono state le risposte a livello istituzionale su tale comportamento? Nel 2013, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento per le Pari Opportunità, l’UNAR (Ufficio Anti Discriminazioni) e le associazioni per i diritti LGBT, l’Italia ha iniziato a prendere parte ad un progetto del Consiglio d’Europa, atto ad ampliare le conoscenze e quindi i punti di contatti, tra le due posizioni, con il fine ultimo di eliminare qualsiasi forma di discriminazione.
Un finanziamento di circa 10 milioni di euro, una stretta collaborazione con le organizzazioni LGBT, è la formula con cui il governo Letta decise di dare il via all’insegnamento gender nelle scuole, attraverso dei veri e propri “percorsi innovativi di formazione e aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con particolare focus sul tema Lgbt e sui temi del bullismo omofobico e transfobico”.
Il linea generale, questi percorsi preposti per i 3 ordini scolastici obbligatori, comprendo un volume ad ordine scolastico, in cui si tratta il concetto di gender sotto tutti i punti di vista.
Non solo, si afferma anche quanto non sia sufficiente essere “gay friendly”, come molto spesso certe mode mostrano, per capire esattamente i risvolti emotivi e la natura stessa delle cose. Gay si nasce e non si diventa: questo è il fulcro di questo lungo ed innovativo percorso. Quando si affronta più nel dettaglio il discorso sull’identità sessuale, con questi manuali preposti dalle istituzioni, si arriverebbe alla comprensione di 4 facce della stessa medaglia:
Un altro punto nevralgico trattato in questi volumi è l’identikit dell’omofobo, in quanto categoria. Chi è l’omofobo? Può essere un iper conservatore religioso, un individuo che vede l’omosessualità come una malattia, o gli stessi genitori in quanto non accettano la natura del proprio figlio? Capire la minaccia per arginare il problema!
Inoltre, anche alcune materia come la matematica, dovranno elaborare delle situazioni più ampie in cui contestualizzare i propri esercizi come ad esempio si potrebbe passare da: “La mamma e il papà di Rosa hanno comprato 10 penne, 2 si sono rotte, quante ne restano a Rosa?” a “Le due mamme/I due papà di Rosa hanno comprato 10 penne, 2 si sono rotte, quante ne restano a Rosa?”
Per tanto, “ Solo con l’educazione – si legge nel testo recante come oggetto, 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omofobia, – si superano i pregiudizi e gli stereotipi ancora presenti nella nostra società; in tal senso, la scuola deve fornire strumenti, metodologie e deve attivare tutte le necessarie pratiche per interventi di prevenzione”: parola del MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca).
Anche il mondo LGBT si è espresso circa tutte le iniziative che le istituzioni stanno avviando tanto che il segretario nazionale dell’Arcigay, l’anno scorso ha dichiarato: «Il segnale lanciato dal Miur è un’importante conferma di attenzione sul tema. Un segnale che si somma ad altri segnali istituzionali importanti, contenuti tanto nelle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quanto in quelle della Presidente della Camera, Laura Boldrini. C’è da augurarsi che la comunione di intenti che registriamo in questa giornata dia impulso a un percorso concreto e efficace di contrasto a tutte le discriminazioni.
Arcigay, da questo punto di vista, è pronta a giocare la sua parte».