Chi era Gian Lorenzo Bernini: tutto sullo sculturo italiano

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Pensando ad alcune delle più belle sculture in marmo della tradizione italiana impossibile non pensare”Amore e Psiche” di Antonio Canova.

Oltre alla nota opera e alla storia del mito che la racconta, vale la pena di essere ricordato il “Ratto di Proserpina” di Bernini. Il pathos che è in grado di raccontare lo scultore romano rimane imparagonabile.

Chi era Gian Lorenzo Bernini

Giovan Lorenzo Bernini, noto come Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680), è stato uno scultore, architetto e pittore italiano. Cresce con il Padre Pietro, anch’egli sculture e la Madre Angelica e pochi anni dopo la sua nascita si traferiscono a Roma dove ottenendo la protezione del cardinale Scipione Borghese il piccolo Bernini inizia a sviluppare il suo talento.

Frequenta la bottega del padre e inizia a creare con lui i suoi primi lavori, alcuni di questi importantissimi, come il “Ratto di Proserpina”, “Apollo e Dafne” e il “David”, rappresentato nel momento più alto di dinamismo, rispetto al più rilassato David di Michelangelo o Donatello.

Le prime commissioni importanti

Continua nella realizzazione di opere quando papa Urbano VIII Barberini gli commissiona il “Baldacchino di S.Pietro”, una statua in bronzo di quasi trenta metri. Questo è solo il primo dei tanti lavori che Bernini svolgerà per il papa, che lo nomina nel 1629 architetto sovrintendente alla Fabbrica di S. Pietro.

Essendo in periodo barocco, Bernini inaugura una nuova tipologia di architettura: la vasca ribassata che si rivede anche nella “Fontana del tritone” in Piazza Barberini e la “Fontana della Barcaccia” in Piazza di Spagna a Roma. Con la morte di Urbano VIII si iniziano a scatenare gelosie tra Bernini e Borromini, ma il nostro scultore riesce a trovare l’appoggio di Papa Innocenzo X per cui realizza la “Fontana dei Quattro Fiumi” e Piazza Navona e la “Verità”.

Nel 1656 Bernini progetta il colonnato di San Pietro riprendendo lo spirito dell’architettura dell’impero completato nel 1665 con novantasei statue di coronamento.

Il lavoro per Luigi XIV e la fine della carriera

Lo stesso anno parte per Versailles per eseguire il busto di Luigi XIV. Spera inoltre di riuscire ad eseguire delle ristrutturazioni a palazzo ma si accorge di non sentirsi a proprio agio nel clima artistico francese.


Torna quindi a Roma dedicandosi alla sistemazione del ponte di Castel Sant’Angelo eseguendo due dei dieci angeli che, giudicati troppo belli, vengono spostati e protetti nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.

Con il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi conclude la sua carriera di artista realizzando la sua ultima scultura “Salvatore” custodita ora in Virginia.

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