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La figlia di Gigi Proietti, ad un anno di distanza dalla sua scomparsa, ha parlato del loro meraviglioso rapporto.
L’attore è morto il 2 novembre 2020.
Gigi Proietti è scomparso il 2 novembre 2020. Tra pochi giorni sarà trascorso un anno dalla sua morte e tutti sentono la sua mancanza. Al primo posto la sua famiglia, ovvero la moglie Sagitta Alter e le figlie Carlotta e Susanna. Carlotta ha deciso di parlare con La Repubblica, spiegando come sono stati questi dodici mesi senza di lui.
“Difficile essere obiettivi, per me che lo adoravo, come tutti i miei. In mezzo ai tantissimi messaggi e commenti di vicinanza e stima che ho letto, mi sono accorta che una persona come mio padre non è facilmente riassumibile. E quando si fa appello a lui come a un grande comico, è inevitabile che sfuggano aspetti, vocazioni, gesti e approfondimenti del suo infinito lavoro di decenni” ha dichiarato la figlia dell’attore.
Carlotta ha spiegato anche cosa le manca di più di suo padre. “Quello che non ho più è lo scambio, il confronto sui titoli e sulle idee. Comunque ora porto avanti cose nate assieme a lui. A me, mia sorella Susanna e mio cugino Raffaele Proietti servirebbe pure una casa teatrale, uno spazio da gestire: un’altra passione paterna ereditata” ha spiegato la donna. Gigi Proietti è stato un padre molto ingombrante, ma in modo positivo.
Ha lasciato un grande vuoto nella sua famiglia, ma anche più in generale negli italiani.
“Era anche e molto una persona umile, una figura complessa e semplice. Amava distinguere, tra serietà e scherzo. Vorrei che non fosse classificato in modo riduttivo. Ho un’impressione forte di lui, che lo comprende tutto: era ‘un uomo di teatro’. Ed è stato un artigiano” ha spiegato la figlia Carlotta.
“Non ho rimpianti. Sono stata privilegiata, ho sempre avuto un rapporto amorevole, aperto. Soprattutto da quando ho affiancato mio padre nel lavoro” ha aggiunto la donna, parlando del loro rapporto. L’eredità che Proietti ha lasciato a sua figlia è “la malattia del teatro“. Il ricordo di suo padre le torna alla mente con due immagini precise. “Me lo rappresento in due modi, in due foto. Una forte presenza autorevole e matura, di Cavalli di battaglia, o anche in Kean, e sennò lui in scena nel primo A me gli occhi, please, sudatissimo, in un totale bagno d’acqua, ma con quella sua strepitosa vivacità degli occhi.
Allora non ero ancora nata. Io nasco 3-4 anni dopo” ha aggiunto.