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A capo dell’agenzia di informazioni più grande al mondo, Reuters, Gina Chua è la neo executive director.
Un traguardo non indifferente per la società: Gina Chua è la giornalista trans più in alto nell’ambito dei media.
Gina Chua, 60 anni e transgender è la neo executive director di Reuters. È stata scelta da un’altra donna molto importante, Alessandra Galloni editor-in-chief di Reuters.
Gina Chua è un esempio di come pur cambiando sesso non sia detto ci si imbatte in licenziamenti a lavoro. L’aumento di storie di successi come quella di Gina Chua hanno l’effetto di ridisegnare la figura del transgender nella società.
Infatti, attraverso traguardi raggiunta il transgender non è esclusivamente visto come vittima ma come persone in grado di ottenere massima realizzazione, come chiunque altro.
Gina Chua dichiara alla stampa che anche queste storie saranno uno dei focus del suo nuovo incarico, puntando ad un pubblico sempre più ampio. Lei stessa, da anni, è al centro di un dibattito e una battaglia che ristrutturi il giornalismo in luce ai numerosi cambiamenti in atto nella società ma anche alle nuove tecnologie.
Il suo blog, “(Re)Structuring Journalism” – (Ri)strutturare il giornalismo, è lo spazio in cui Gina Chua ha promosso le sue idee e ha dialogato con i numerosi contributi di chi ha deciso di entrar a far parte del dibattito.
Gina Chua nasce a Singapore. Dopo la laurea in matematica, si specializza in giornalismo alla Columbia University. Trascorre ben 16 anni al Wall Street Journal e circa due alla direzione del quotidiano di Hong Kong South China Morning Post.
La propria identità, come spesso accade, a Gina Chua non le era molto chiara sin dall’inizio. Per molto tempo, dichiara, non è stata in grado di identificarsi completamente come donna ma neanche di dissociarsi dall’aspetto maschile con cui era nata. Racconta che, prima ancor di più rispetto ai tempi più recenti, non conoscendo nessuno con pari quesiti sulla propria identità era molto difficile capirsi. Ha trascorso anni all’insegna del sentirsi fuori luogo ma anche dell’incertezza.
Fu soltanto nel 2005 che Gina comincia ad accettare la sua natura, o quantomeno, a comprendere chi vuole cominciare ad essere veramente. Il 2005 è l’anno di un nuovo inizio, sancito dal trasferimento a New York. Ma, nella paura di un giudizio intransigente della società nei suoi confronti, decide di vivere parallelamente due vite. Una vita da uomo, e una da donna. Con tutto ciò che una simile scelta può comportare.
La decisione di proseguire con una vera transizione da uomo a donna l’ha raggiunta soltanto durante il lockdown, periodo in cui Gina Chua acquisisce una nuova consapevolezza. Decide dunque, con fermezza questa volta, di sottoporsi alla transizione chirurgica. Adesso, finalmente, Gina si sente libera fino in fondo di esprimere sé stessa.
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