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Tra i massimi poeti del Novecento, si può annoverare senza dubbio Giorgio Caproni.
Ma la poesia non era la sua unica occupazione, tra critica letteraria e traduzione infatti, aveva fatto dello studio del linguaggio in tutte le sue sfumature, una vera e propria vocazione. Ma chi è Giorgio Caproni? E perché il suo lavoro letterario è considerato tanto importante per la nostra cultura?
Giorgio Caproni è nato il 7 gennaio del 1912 a Livorno, in Toscana, da una famiglia di origini modeste.
Il padre era infatti ragioniere, mentre la madre era una sarta. Caproni scopre ben presto la passione per la letteratura. All’età di 7 anni infatti inizia a frequentare la biblioteca del padre, dove non solo rimane affascinato da un’antologia dei Poeti delle Origini, ma inizia a studiare anche la Divina Commedia, dal quale più avanti trarrà ispirazione per alcuni scritti. Qualche anno dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il giovane Giorgio Caproni si trasferirà insieme alla famiglia d’origine a Genova, luogo che diventerà a lui molto caro, arrivando a definirla la sua vera città e dedicandole diverse sue opere.
Durante la giovinezza Giorgio Caproni si avvicina anche alla musica. Studia infatti violino, ma diciottenne abbandona l’ambizione di diventare musicista per dedicarsi agli studi di magistratura, a Torino, che però abbandona poco dopo.
Quando Giorgio Caproni inizia a scrivere i primi versi poetici non è soddisfatto dei risultati. Insoddisfazione, forse, dovuta anche all’incontro proprio in quegli anni con poeti come Montale e Ungaretti. La vocazione per la poesia e la letteratura però è così forte per Caproni che nel 1931 decide di inviare alcuni versi poetici alla rivista genovese “Circolo”, testi che però vengono rispediti al mittente al direttore della testata, Adriano Grande.
Un rifiuto che però non spinge Giorgio Caproni alla resa. Due anni dopo infatti, nel 1933, il poeta pubblica le sue prime opere, “Vespro” e “Prima luce” e inizia a collaborare come critico letterario per alcune riviste. Nel 1935 inizia anche ad insegnare alle scuole elementari di Rovegno ed Arenzano.
Come spesso succede ai poeti, ad ispirare Giorgio Caproni per le sue poesie sono spesso gli avvenimenti, talvolta tragici, della sua vita. La morte della fidanzata Olga Franzoni, causata da una setticemia, per esempio lo sconvolge ovviamente molto e il poeta elabora il dolore scrivendo la raccolta poetica “Come un’allegoria”, ma anche i “Sonetti dell’anniversario” e “Il gelo della mattina”, in cui traspare tutta la sua tristezza per la tragica perdita.
Superato il lutto, nel 1938 Caproni sposa Lina Rettagliata, dalla quale avrà due figli, Silvana e Attilio Mauro Caproni.
Un anno dopo, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il poeta viene chiamato al fronte. Anche la guerra, ovviamente, avrà un’impronta importante nei successivi lavori di Caproni. Nel 1951 il poeta nostrano si dedica alla traduzione del celebre “Il tempo ritrovato” di Marcel Proust, svolgendo un ruolo importante nell’ampliamento della cultura a livello internazionale.
Giorgio Caproni muore il 22 gennaio 1990 a Roma, città nella quale verrà seppellito.
Le tematiche della poesia di Giorgio Caproni sono perlopiù ricorrenti. Racconta infatti spesso di Livorno, città a cui è legato perché gli ha dato i natali, e di Genova, la città che l’ha accolto, cullato e protetto, dopo il periodo buio della Prima Guerra Mondiale.
Non mancano anche le dediche alla propria madre, a cui era molto devoto.
Complici i suoi innumerevoli spostamenti per studio o per la guerra, nella poesia di Caproni non mancano la tematiche del viaggio e del linguaggio.