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Il 20 Marzo è la Giornata mondiale della felicità.
Quest’anno la ricorrenza cade in un momento storico davvero particolare e a dir poco anomalo. A livello mondiale ci stiamo confrontando con una pandemia che ci obbliga a fermarci e a rimanere isolati, lontani dagli abbracci delle persone care e dalle occasioni di convivialità. Ha ancora senso celebrare la felicità in un periodo storico come quello che stiamo vivendo?
La Giornata mondiale della felicità è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) nel 2012.
Questo evento nasce dalla presa di coscienza di un principio ben preciso: la consapevolezza della ricerca della felicità come scopo fondamentale dell’umanità. Del resto, chi non vorrebbe essere felice? Tuttavia, anche se questa emozione è lo “scopo fondamentale dell’umanità”, raggiungere la felicità è tutto fuorché semplice. Soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo.
A livello mondiale ci stiamo confrontando con una pandemia che ci obbliga a fermarci e a rimanere isolati, lontani dalle persone che amiamo, lontani dagli abbracci e dalle occasioni di convivialità, lontani dalle nostre passioni.
La felicità è reale solo se condivisa, realizzava Chris McCandless (la cui storia è stata resa famosa dal film Into the Wild) alla tragica fine della sua esperienza. É questa la scoperta più bella e più importante che Chris McCandless fa nel suo lungo viaggio dentro la natura e dentro se stesso: non esiste felicità senza relazioni. É una cosa di cui molti credono, ingenuamente, di poter fare a meno. Ma in questi giorni in cui siamo obbligati a farne a meno, ci rendiamo conto di quanto le relazioni siano importanti per noi.
Chiusi ognuno a casa propria, dopo settimane di isolamento, bombardati di continuo da notizie allarmanti di nuovi infetti, nuovi morti, nuove regole, sognando una quotidianità prima a lungo disprezzata, ripensando a quella routine che tanto ci stressava e da cui volevamo evadere. Che valore può assumere al giorno d’oggi questa ricorrenza?
Felicità: è un’emozione che ricerchiamo per tutta la vita.
É l’obiettivo fisso che domina le nostre scelte. Ma è anche una ricerca che sembra non trovare mai risposta. Esiste una parola così abusata come felicità? Sfuggente e al tempo stesso banale, così evidente ma non sappiamo precisamente cosa sia e, quindi, neanche dove trovarla. Specie in questo periodo, reso surreale dall’emergenza Coronavirus. Più che mai ora ci sembra irraggiungibile. Così più che un obiettivo sembra quasi un’utopia.
Sembra, quindi, ci sia poco spazio per far posto al pensiero dedicato alla celebrazione della felicità.
Tuttavia, è proprio in un momento così denso di ansia e preoccupazione che abbiano l’opportunità per ripensare al nostro modo di stare al mondo e vivere le relazioni. Proprio quando veniamo improvvisamente privati di qualcosa di così importante, come i rapporti sociali e la libertà, ne possiamo capire l’importanza.
Celebriamo allora questa Giornata internazionale della felicità, decisamente fuori dall’ordinario, per imparare a valorizzare ciò che ci sembrava così scontato. O magari rendiamo questa giornata qualcosa di più.
Dedichiamo questa giornata alle emozioni, tutte, nessuna esclusa. Questo è il momento di fermarsi e soffermarsi ciascuno sul proprio stato d’animo. Paura, senso di impotenza, ansia, smarrimento, incertezza del domani, angoscia e insofferenza non sono sensazioni nuove. Le abbiamo già provate. Quello che non era mai capitato prima è stato viverle tutte insieme.
Quindi è ancora possibili celebrare la Giornata mondiale della felicità? Si, ma dobbiamo trasformarla in qualcosa di nuovo, in una riflessione su se stessi, in una presa di coscienza delle nostre emozioni, per uscire da questo periodo più forti di prima.