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Il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne.
Nel mondo sono milioni le donne vittime di violenze, comprese le mutilazioni genitali. Qui, in Italia, ogni due giorni e mezzo una donna muore per mano del proprio partner. Un dato sconcertante. Il vero amore si basa sul rispetto reciproco. L’amore non è sottomissione o subire minacce verbali dal proprio partner. Che non si accetti nemmeno un solo schiaffo. Solitamente i più violenti omicidi nascevano da frasi intimidatorie, prendevano forma con atti “perdonabili” come schiaffi o pugni e terminavano con la morte di una donna.
Usare l’articolo indeterminativo è altamente riduttivo. Non si tratta di donne qualsiasi. Possono essere adolescenti, madri di famiglia. Nello specifico donne. Che nel loro piccolo hanno fatto molto per se stesse e per il proprio partner. Credevano fosse vero amore. L’amore non è accettare che il proprio partner cambi. Piuttosto meglio arricchirsi con la solitudine. O la vicinanza di chi ci vuole bene veramente.
La giornata contro la violenza sulle donne nasce da un fatto storico realmente accaduto. Era il 1960 quando le tre sorelle Mirabal furono brutalmente uccise. Si opponevano alla feroce dittatura di Trujillo nella Repubblica Dominicana. Loro tre, insieme alla quarta sorella entrarono in un movimento di opposizione al regime chiamato “Movimento 14 di giugno”. Si facevano chiamare “Mariposas”, farfalle. Infatti come una farfalla che vola libera nel cielo, loro desideravano la libertà del proprio paese e la fine del regime dittatoriale.
Il giorno 25 novembre, loro tre si recarono al carcere di Puerto Plata per fare visita ai propri mariti. Viaggiavano su una Jeep che venne intercettata. Furono costrette a uscire dal mezzo e poi, dopo essere state uccise bastonate in una piantagione di canna da zucchero, vennero messe nuovamente sulla Jeep. Che venne fatta cadere da un dirupo. Tutto questo per simulare un incidente stradale.
In Italia, l’ultima donna che recentemente è stata uccisa è anna Lisa Cacciari di 65 anni. Abitava nella provincia di Bologna, a Budrio. Il carnefice è stato il marito di 69 anni. Questo omicidio è nato da un litigio causato da futili motivi. Non dimenticheremo mai il post su Facebook di Noemi Durini, la ragazza lo aveva postato pochi giorni prima di venire uccisa brutalmente dal fidanzato. Questo post recitava tutto ciò che non è l’amore.
In primis “non è amore se ti fa male”.
Nel resto del mondo, il 35% delle donne, lungo il corso della loro vita, subisce violenze. Tra questi anche i casi delle spose bambine. Sono matrimoni precoci che vengono pattuiti nel solo interesse della famiglia. Per non parlare delle mutilazioni genitali. I dati Unicef riportano chiaramente che, nel 2015, 200 milioni di donne le hanno subìte. Per quanta riguarda l’Europa, 25 donne su 1oo subiscono abusi dai propri partner.
Lucia Annibali è una delle tante ad essere stata aggredita con l’acido dal proprio ex fidanzato.
L’avvocato è stata aggredita il 16 aprile del 2013 dal suo e ha dovuto subire 17 interventi chirurgici. Oggi mostra orgogliosamente il proprio volto sensibilizzando il prossimo e cercando di aiutare le donne a denunciare i propri carnefici. Il carnefice della Annibali è stato condannato a 20 anni di carcere per stalking e omicidio.
Parlando della sua aggressione afferma «Ricordo la mia faccia che friggeva, rantolavo. Ho fatto in tempo a specchiarmi un istante prima che gli occhi non vedessero più niente. Ero grigia, c’erano bollicine che si muovevano sulle mie guance. Urlavo, urlavo tantissimo. Ricordo di aver tolto il giacchino di pelle per non rovinarlo… come se fosse importante»
La storia di Lucia Annibali è stata portata sul piccolo schermo nella fiction “Io ci sono” con Cristiana Capotondi e Alessandro Verone come protagonisti.