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Nella formazione del suo pensiero ha dimostrato di non essere riuscito a farsi toccare dalle tematiche naturaliste proposte da Flaubert o Zola.
Diversamente il frutto del pensiero illuminista di Voltaire lo ha portato a mettere in discussione le sue credenze e e il suo stile.
Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato uno scrittore italiano. Cresce nella provincia di Lucca con i fratelli, la madre e il padre medico nonchè rivoluzionario. Nella sua famiglia è fondamentale anche la figura della nonna Lucia, una donna che ha insegnato al piccolo Carducci il valore dell’educazione e la formazione scolastica.
La morte della nonna nel 1842 lascia un enorme impatto nella sua vita e infatti per Giosuè sarà difficile uscirne. Inoltre nello stesso periodo il padre viene coinvolto nei moti rivoluzionari scatenando l’ira di alcuni oppositori che prendono di mira la sua casa e sono costretti a trasferirsi a Castagneto.
Durate gli studi conosce l’amore della sua vita e scopre la sua vocazione.
Si iscrive quindi alla “Scuola Normale” di Pisa, accessibile solo a poche menti brillanti come la sua. Si impegna a raggiungere ottimi risultati e crea con dei compagni il gruppo “Amici pedanti” con la volontà di sostenere il classicismo allora messo in discussione.
La passione per la poesia si concretizza con la composizione delle prime rime nel 1857 quando scrive “Rime di San Miniato”, ma non ottiene il successo sperato. Dopo il suicidio del fratello che lo ha portato a vivere un anno di lutto devastante riprende in mano la sua vita sposandosi con la storica Elvira e crescendo due figli insieme a lei. Torna ad insegnare in università e continua a comporre opere tra cui “Pianto antico”.
Tanto i suoi ideali quanto lo stile poetico, si adattano alla contemporaneità storica. Negli anni ’60, infatti, si sente spesso deluso da un governo post unitario che prende un atteggiamento da cui sente di volersi distaccare. Lo fa attraverso un’attività poetica impegnata che prende posizione in maniera sempre più polemica e rivoluzionaria.
Il suo amore per la patria domina le rime poetiche e manifesta liberamente le sue posizioni politiche.
La scelta di allontanarsi dalla passività lo rende un poeta per cui provare grande stima. A conferma di ciò l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura assegnatogli
“Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”
Nonostante l’iniziale scetticismo verso le tematiche manzoniane, la sua produzione finale è frutto del Romanticismo che lo ispira a proporre ideali di libertà, amore ed emozione verso la natura e tutto ciò che l’uomo ha a sua disposizione.
Uno spirito che conferma i principi del tempo anche con una forma di positivismo e fiducia nella ragione.