“Giudizi universali” di Samuele Bersani: il testo e il significato

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“Giudizi universali” è il secondo singolo di Samuele Bersani, tratto dall’omonimo album pubblicato nel 1997.

Conosciuto e apprezzato per il significato del suo testo al punto da essere reinterpretato da molti artisti, viene riproposto sul palco dell’Ariston da Willie Peyote durante la serata del Festival di Sanremo 2021 dedicata alle cover.

Giudizi universali: il testo

Brano sempre attuale, nel 1998 è stato riconosciuto come “miglior testo letterario”, vincendo il Premio Lunezia. Di seguito il testo del brano:

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane
Ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace
Liberi com’eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto I piedi
Per tirare la maniglia della porta e andare fuori
Come Mastroianni anni fa
Come la voce guida la pubblicità
Ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già
Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
Ci si passa sopra almeno due o tre volte I piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l’odio
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l’aria dentro al serbatoio
Potrei ma non voglio fidarmi di te
Io non ti conosco e in fondo non c’è
In quello che dici qualcosa che pensi
Sei solo la copia di mille riassunti
Leggera, leggera si bagna la fiamma
Rimane la cera e non ci sei più
Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace
Libero com’ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi
Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
Come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà
E non c’è niente che mi sposta o vento che mi sposterà
Potrei ma non voglio fidarmi di te
Io non ti conosco e in fondo non c’è
In quello che dici qualcosa che pensi
Sei solo la copia di mille riassunti
Leggera, leggera si bagna la fiamma
Rimane la cera e non ci sei più, non ci sei più, non ci sei e non ci sei

Il significato della canzone

Ciò che Giudizi Universali racconta è una una separazione, una storia d’amore che era oramai diventata come una prigione, tanto da non riuscire più a sognare e a vivere con leggerezza. Il testo si apre con una serie di metafore: la donna amata sembra essere infelice e alla perenne ricerca di un conflitto, tanto da complicare anche le piccole cose (riferimenti al pane e alle bolle di sapone), da non essere capace di apprezzarle o disinnescare i momenti di incomprensione.

Dalle parole dell’autore, però, si deduce che la coppia ha vissuto anche dei momenti felici che tuttavia sono stati nel tempo rovinati dalla impulsività di lei, che ora gli calpesta il cuore (legato metaforicamente alle aiuole), anziché proteggerlo e prendersene cura.

Dopo la fine della storia, lui si sente libero, pronto a sognare e ad amare di nuovo: ora non ha più libri ma il cielo sotto i piedi, si sente leggero come una nuvola che il vento non riuscirà a spostare anche nei momenti più difficili.

Forte e determinato, è anche deciso a non perdonare la sua amata e a non fidarsi di lei, sebbene sarebbe in grado di farlo (“Potrei ma non voglio fidarmi di te”): la persona che ha accanto non è più quella di cui si era innamorato e ha perso la sua unicità (“Sei solo la copia di mille riassunti”), tanto che pian piano la fiamma si spegne e ciò che rimane è solo “la cera”.