Viviamo nell'era del gossip, e non dobbiamo certo star qui a spiegarvi il perchè. Se poi pensiamo al tam tam quotidiano che ha portato agli onori della cronaca le vicende di Fabrizio Corona possiamo addirittura arrivare a dire che il gossip ha invaso il mondo dell'informazione, trasformandosi da mezzo per spettegolare a soggetto di destabilizzazione.
Il gossip muove, crea, distrugge, penetra, rovina, divide. Fa tutto questo, già, ma soprattutto si esercita in un'arte che appartiene da secoli al genere umano: l'arte del giudizio. Basta una voce su qualcuno per segnare a vita il soggetto preso di mira. Se basta una prima impressione per giudicare un essere vivente figuriamoci cosa può fare una diceria sul suo conto.
Se qualcuno dice che la donna davanti a voi, secondo voci, tradisce il marito, la guarderete in un certo modo. Se vi dicessero che è la donna più fedele che la storia abbia mai conosciuto la guarderete in un altro.
Il pettegolezzo – è una legge universale – è più "vero" della verità. I ricercatori del Max Planck Institute adesso lo hanno addirittura dimostrato usando studenti-cavia.
Gli studiosi, leggiamo, hanno coinvolto 126 studenti suddivisi in gruppi di nove ragazzi ciascuno, bersagliandoli di pettegolezzi sui giovani degli altri gruppi: è emerso che le "cavie" tendevano sempre a credere di più alle maldicenze o alle lodi intessute da altri, piuttosto che a ciò che avevano potuto sperimentare di persona o che gia sapevano sul conto delle inconsapevoli vittime.
E non è tutto. Secondo la ricerca, i gossip non influenzerebbero solo i giudizi sulle star dello spettacolo, ma inducono anche opinioni e comportamenti della vita comune. "Una recente indagine – spiega Ralf Sommerfeld dell'istituto di Plön in Germania che ha condotto la ricerca presto pubblicata sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze PNAS – ha evidenziato per esempio che due persone su tre credono il gossip una fonte per apprendere nuove cose: non importa se i pettegolezzi alla fine siano veri o meno. Diventano la realtà".
Ed è proprio questo il problema: il gossip non ha mutato le proprie forme ma ha cambiato l'abito con cui presentarsi. Si è elevato ad informazione vera e propria – complici anche i grandi quotidiani ed i tg che hanno iniziato a sguazzare nel pettegolezzo – abbandonando gli stracci che lo facevano identificare come giornalismo di bassa lega.
E poi il gossip si nutre della babbionaggine degli italiani, che ancora credono a ciò che leggono senza pensare alle macchinazione che stanno dietro ad un servizio di gossip.
Quindi? Bè, il gossip può essere divertente se preso come tale. Quando invece si trasforma, agli occhi dei lettori, in "giornalismo d'inchiesta" bisogna cominciare a preoccuparsi.