Il "puttaniere" Milo Coretti ha vinto un'edizione del Grande Fratello (lo avevo un po' previsto anch'io, come tanti!) piena di numeri ad effetto.
Noiosissimi, anche se lui mi sta simpatico.
Nello scorso millennio, esattamente nel lontano 1995, mi stupivo invece nel vedere un gruppo di ragazzi comuni che venivano ripresi dalle telecamere per ore ed ore all'interno della casa in cui abitavano.
"Che strano documentario!" pensavo osservando il primo reality della tv italiana ispirato a Mtv Real Wold, di cui si può vedere un filmato del '95 alla fine di questo post.
Mi attirava per il semplice fatto di esistere: mai vista una telecamera puntata su persone normali, non professionisti dello Show, che sbrigano faccende ordinarie!
Il reality si chiamava Davvero.
"Davvero -spiega Tv Talk– può essere considerato il primo esempio italiano di reality, realizzato nell'ambito di Format (struttura produttiva di Raidue promossa da Giovanni Minoli) nel 1995. Tra gli autori Andrea Salvadore, Piero Corsini, Monica Grezzi, prodotto da Carlo Degli Esposti. Il format si ispira al serial americano di Mtv Real World (nato nel 1992 portò in tv un nuovo genere di televisione con la sua formula di mischiare documentario e soap opera.
Sette ragazzi diversi per età, località di provenienza, aspirazioni professionali si ritrovano in un appartamento nel quartiere newyorkese di Soho e vengono ripresi dalle telecamere)".
La versione italiana di Minoli raccontava la vita in una casa di Bologna con le pareti rosse, gialle e verdi di otto giovani universitari provenienti da varie regioni.
"Gli otto protagonisti di Davvero sono ragazzi comuni -racconta Veronica Trettier nel magazine La Stefani – alle prese con lo studio o le prime esperienze di lavoro.
Diversi per origini, estrazione sociale ed esperienza di vita, vivono a Bologna in via Jacopo della Lana e vengono ripresi in casa e in giro per la città, ma non in diretta. In una sala regia adiacente all'appartamento dei ragazzi, i registi e gli autori monitorano quotidianamente (24 ore su 24) la vita dei protagonisti attraverso una telecamera fissa piazzata nel salone della casa, e decidono di far intervenire gli operatori con una camera a spalla solamente nei momenti televisivamente interessanti.
Niente telecamere in bagno, e prima di entrare nelle camere da letto bisogna chiedere il permesso. Una volta visionate le varie riprese, il materiale è stato sceneggiato e montato in 40 episodi trasmessi ad esperimento concluso".
"Sono gli stessi ragazzi a dare gli spunti narrativi per le varie puntate durante le interviste settimanali con uno degli autori, l'unico autorizzato ad avere un rapporto con loro. Si parla di quello che si intende fare durante la settimana fuori dalla casa, ma si parla soprattutto della convivenza e i dei compagni d'appartamento.
Anche se il vero "confessionale" è la VHS settimanale di sessanta minuti a disposizione di tutti gli inquilini per gli sfoghi a ruota libera e le confidenze. In un angolo della casa adibito a ministudio di registrazione c'è una telecamera: i ragazzi inseriscono il nastro, la attivano e si autoriprendono. Confessioni e interviste ufficiali servono tutte da cerniera per le varie storie. Dentro e fuori la casa".
"Per tutti, l'appuntamento della settimana non è con la 'nomination', ma con la 'housenight': per una sera si sta a casa, si cena tutti insieme, e si discute di un argomento a scelta, oppure si gioca.
E' proprio in queste serate che si animano le discussioni più accese e i dibattiti più interessanti. La reclusione e la convivenza forzata per una sera non sono un antidoto alla troppa libertà di cui godono i ragazzi di 'Davvero', ma alla nullafacenza che spesso prende il sopravvento. I ragazzi stanno troppo in casa senza fare nulla. Esattamente come i loro eredi del Grande Fratello".
C'erano una volta i reality senza la donna cannone e l'uomo proiettile!
Senza forzuti, nani, donne barbute.
Senza scopate sandwich con due donne sotto, due trans sopra, un gay in mezzo, un eterosessuale di tre quarti, una donna cannone barbuta e nana sopra tutti che spara un uomo proiettile.
C'era una volta, insomma, la speranza che il reality non diventasse una parodia di Circo con attrazioni sempre più degenerate e stupide: e c'è ancora ,per fortuna, la speranza di recuperare un senso ad un linguaggio così innovativo e una dignità ai suoi autori!