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Greta Garbo, icona e diva indimenticabile del cinema mondiale, ha rappresentato l’ideale di donna algida e distante, divenendo la prima femme fatale riconosciuta nella cultura di massa. Imprigionata nel suo ruolo, con ben 27 film all’attivo tra film muti e film sonori, si allontanò definitivamente dalle scene mentre era ancora bellissima e visse il resto della sua lunghissima vita in un esilio dorato.
Greta Garbo, volto di neve
Prima di cominciare la sua folgorante carriera d’attrice, Greta era una semplice commessa dei grandi magazzini nata in Svezia da una famiglia poverissima e costretta durante l’infanzia a soffrire la fame.
A scoprire in lei le potenzialità della più grande diva di tutti i tempi fu il suo pigmalione, il regista Mauritz Stiller, che negli anni Venti era riconosciuto come il più grande regista di Svezia. Stiller capì che Greta, poco colta e molto ingenua, poteva essere plasmata a suo piacimento. Le diede libri da leggere, lezioni di portamento, di dizione e di galateo. La costrinse a dimagrire dieci chili e a tenere sempre un atteggiamento altezzoso che sarebbe diventato il sigillo reale della diva.
Inventò per lei il nome d’arte Greta Garbo perché fosse: “moderno, elegante, breve, internazionale”. Il primo film di Greta fu La Saga di Gosta Berling, quindi dopo il grande successo il duo sbarcò a Hollywood: furono soprannominati La Bella e La Bestia e il loro sodalizio si distrusse rapidamente.
L’età dell’oro
Greta Garbo ottiene un contratto in esclusiva con la Metro Goldwyn Mayer, che le impone di dimagrire ulteriormente trasformandola contemporaneamente nell’idea incarnata della donna bella e fatale. Con la MGM l’attrice realizza ben 27 Film, di cui dieci muti.
Tra i suoi film più iconici La Carne e Il Diavolo, nel quale la Garbo compare in una scena in cui beve dal calice dell’Eucaristia nello stesso punto in cui il suo amante ha poggiato le labbra poco prima.
Nonostante l’enorme successo e i guadagni letteralmente impensabili per una donna dell’epoca, Greta Garbo non era felice e cominciò a sentirsi prigioniera del suo mestiere – che odiava con tutto il cuore – e delle convenzioni sociali a cui era inevitabilmente sottoposta.
L’esilio dorato e l’Oscar
Il terrore di veder sfiorire la propria bellezza indusse Greta Garbo a sparire letteralmente dalle scene all’età di soli 36 anni. Per tutta la vita l’attrice continuò a visionare copioni senza trovarne alcuno che ritenesse alla propria altezza.
Pare addirittura che avesse accarezzato l’idea di interpretare ruoli maschili come quello di Dorian Gray e di San Francesco D’Assisi, ma che il suo sogno non si realizzò mai.
Nominata all’Oscar per ben quattro volte, Greta Garbo ricevette la sua statuetta d’oro (o meglio avrebbe dovuto riceverla) nel 1955. Oltre a rimanere ferma nella sua intenzione di non mostrarsi in pubblico per andare a ritirarlo, l’attrice decise anche di dare prova per l’ennesima volta di tutto lo sprezzo che era capace di provare nei confronti dell’industria cinematografica: non inviò nemmeno due righe di ringraziamento.
Nata il 18 Settembre 1905 in un sobborgo di Stoccolma, morì a New York nel 1990 a ottantacinque anni.