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Hatshepsut, una delle pochissime faraone donne della storia, regnò in Egitto per oltre vent’anni, dal 1490 al 1468 a.C.
Dotata di capacità amministrative eccezionali e di uno spiccato senso politico, Hatshepsut guidò il suo regno verso la prosperità. Sotto la sua guida, l’Egitto si arricchì di numerosi edifici e monumenti e ampliò i suoi confini. Oggi sappiamo molto della sua storia e dei suoi 22 anni di regno, nonostante i suoi successori vollero cancellare la grandezza della “donna che era Re”, per motivi ancora ignoti agli archeologi. Chi era Hatshepsut?
Hatshepsut nacque nel 1508 a.C. unica figlia del Re Thutmose I e della moglie Ahomose. A quindici anni, poco dopo la morte del padre, Hatshepsut sposò il fratellastro Thutmose II, diventando sposa reale e regina dell’Egitto. Dopo solo 3 anni di matrimonio, anche Thutmose II morì. La sua morte mise l’Egitto in una situazione precaria. Dal momento che il figlio, il futuro Thutmosi III, all’epoca aveva soli 3 anni, il trono rimase vacante.
A prendere la reggenza fu Hatshepsut: «figlia del re, sorella del re, sposa di dio, grande sposa reale».
Hatshepsut divenne dapprima reggente del figlio del marito e in seguito Re e Faraone dell’Egitto. “Re” e non “Regina”, in quanto Hatshepsut assumerà caratteristiche maschili, in una mutazione che, per tappe, la trasformerà in un vero e proprio faraone. Comincerà a indossare il costume maschile e ad adottare il protocollo dei re.
Sopprime la desinenza femminile nei suoi nomi e nei suoi titoli e inizia a portare una barba posticcia e la doppia corona.
Sotto il suo regno, l’Egitto visse un’epoca di pace e prosperità. Hatshepsut ristabilì antiche rotte commerciali verso il centro Africa, condusse campagne militari in Siria e in Nubia per stabilizzare i confini dei territori conquistati dal padre. Ma soprattutto, la donna faraone si fece promotrice di una serie di grandissime opere edili, di cui rimane ampia traccia ancora oggi permettendoci di ammirare quanto fosse avanzata l’edilizia e l’architettura della civiltà sul Nilo.
Seguendo la tradizione dei faraoni che la precedettero, la prima costruzione cui si dedicò fu il proprio monumento funebre, a Deir el-Bahri, vicino alla Valle dei Re. Fece poi realizzare edifici, obelischi e sculture in grande quantità.
Al Metropolitan Museum di New York si trova una sala interamente dedicata alla Regina-Faraona, la Hatshepsut Room.
Gli ultimi anni della sua vita furono particolarmente infelici. Hatshepsut assistette alla morte prematura della figlia e ai tentativi di prevaricazione del figlio Thutmose III, che cercava di offuscarne la fama.
Hatshepsut morì nel 1458 a.C., si pensa a causa di una pomata cancerogena e di un conseguente cancro alle ossa.
Inizialmente venne sepolta nella tomba che aveva fatto preparare per sé nella Valle dei Re.
Amenofi II però, nipote illegittimo, fece trasferire la sua mummia e cancellare i geroglifici dedicati alla donna.
La mummia di Hatshepsut si perse per un lungo periodo e fu ritrovata solo nel 2007, quando venne identificata dall’egittologo Zahi Hawass.
Durante il regno di Thutmose III e anche durante quello del figlio, Amenofi II, la figura della donna faraone fu sottoposta a un’opera di damnatio memoriae: il suo volto venne sistematicamente cancellato da tutte le opere a lei dedicate, le statue dei suoi templi furono distrutte, i geroglifici a lei dedicati furono cancellati.
Cancellarono ogni sua traccia, facendola sparire per anni dalla storia dei faraoni egizi, come se non fosse mai esistita. I motivi di questa operazione volta a cancellare ogni traccia dell’esistenza di una donna faraone non sono ancora del tutto chiari agli studiosi. Probabilmente l’obiettivo di Thutmose III era eliminare ogni prova di grandezza e successo di una donna regina che era diventata faraone, così da non creare precedenti che avrebbero dato alle spose reali il diritto di sovrastare i mariti.