Il Premio Nobel per la letteratura viene assegnato per motivi diversi a scrittori estremamente vari tra loro.
Pablo Neruda, per esempio, lo ottiene “per una poesia che con l’azione di una forza elementare porta vivo il destino ed i sogni del continente”, mentre il tedesco Heinrich Böll “per la sua scrittura che con la relativa combinazione di vasta prospettiva sul suo tempo e di un’abilità sensibile nella descrizione ha contribuito ad un rinnovamento della letteratura tedesca”. Scopriamo la sua storia e il suo percorso nel mondo della scrittura.
Heinrich Theodor Böll, nato a Colonia il 21 dicembre 1917, è stato uno scrittore tedesco. Cresce nella in una famiglia cattolica di stampo pacifista-progressista che si oppone al partito nazista nel corso degli anni ’30. Da adolescente rifiuta l’iscrizione all’organizzazione della gioventù hitleriana e una volta ottenuto il diploma al liceo umanistico si dedica al lavoro di apprendista in una libreria.
In questi anni inizia a dedicarsi inoltre ai primi scritti e allo studio della letteratura tedesca e filologia classica presso l’Università di Colonia.
Viene chiamato poi a combattere nell’esercito dovendo partire per Francia, Ungheria, Romania e Russia trascorrendo anche del tempo nei campi di prigionia americani nel 1945.
L’anno successivo riprende gli studi e inizia la carriera di scrittore pubblicando i suoi racconti su alcuni giornali. Il primo diffuso è “Der Zug war pünktlich” che lo porta nel corso di quegli anni a farsi conoscere da alcuni colleghi frequentando così il Gruppo 47, un collettivo di scrittori distanti dalle ideologie naziste.
Pubblica poi un racconto dal nome “Die schwarzen Schafe”, in italiano “Le pecore nere”, ottenendo un importante premio nazionale.
Sempre nel 1951 pubblica “Wo warst du, Adam?”, il suo primo romanzo ispirato alla tradizione biblica ma contestualizzato poi negli anni del conflitto. A questo libro di successo ne seguono altri, sempre ambientati in Germania nel periodo bellico e post bellico. La sua produzione viene infatti definita “Trümmerliteratur”, letteratura delle macerie, per via dei numerosi riferimenti alle rovine causate dalla seconda guerra mondiale.
L’autore si fa ricordare non solo per aver contestato il nazismo e la guerra, ma anche per aver continuato a riflettere sulle problematiche della società tedesca. Le sue polemiche riguardano infatti l’economia, la presenza della chiesa e la gestione politica del suo stato.
Sono infatti queste riflessioni a far sì che venga riconosciuto dalla critica attraverso numerosi premi letterari, tra cui il noto Premio Nobel per la letteratura nel 1972.
Due anni dopo l’autore scrive quello che oggi è riconosciuto come il suo romanzo più famoso: “L’onore perduto di Katharina Blum”. Il libro viene tradotto in oltre trenta lingue e viene scelto per una trasposizione cinematografica da Volker Schlöndorff.
Heinrich si dimostra impegnato in cause anche diverse, non solo rispetto a problemi politici tedeschi. Si informa e combatte anche per i problemi di stati quali la Polonia, l’Unione Sovietica e il Sud America.
Continua a sostenere il movimento pacifista fino al 1985, anno della sua morte.