Nel mondo di Humpty Dum: quando i sogni diventano realtà

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Giovane, bella, bionda e dagli occhi chiari: assomiglia alla protagonista di una favola molto famosa, non per niente si fa cercare su Instagram come @in_wonderland.

Non si chiama Alice ma Federica Pessina ed è la fondatrice, designer e produttrice del brand di abbigliamento Humpty Dum.

La storia di Humpty Dum

Ho avuto il piacere di conoscere e intervistare Federica che, insieme alla sua socia, l’amica Silvia Nogara, mi ha raccontato la storia di Humpty Dum, tra aneddoti divertenti e successi strabilianti.

Federica, com’è nata la tua passione per la moda e cosa ti ha spinto a fondare Humpty Dum?

“La mia passione per la moda è nata per un bisogno di soddisfare un estro artistico, nel senso che sono sempre stata una persona molto improntata sull’home-made e sull’hand-made.

Sin da piccola realizzavo oggetti, inventavo cose, quindi ho sempre avuto un estro creativo che nel tempo ho convogliato nella moda.

Poi un ruolo fondamentale l’ha svolto mia nonna perché è con lei che ho iniziato tutto.

È una sarta di professione, ha sempre cercato di passarmi quest’arte e tra le due figlie, sono stata io, la nipote, ad acquisire questa grande passione. Mi divertivo a guardarla mentre cuciva i miei abitini di Carnevale”.

Parliamo di Humpty Dum: qual è la storia del brand, com’è iniziato e come si è evoluto nel tempo?

“La nostra storia parte da una realtà molto piccola. Tutto è nato nel 2014, in provincia di Milano, a Magenta, dove ho cominciato a promuovere le mie creazioni.

Ho iniziato il mio business realizzando queste pochette in eco-pelle che avevano la caratteristica di avere tutte la stessa forma e che venivano personalizzate sul fronte in base ad un mood che sceglievo. L’artigianalità era il punto di forza del mio lavoro.

Fin da subito, nonostante mi trovassi in una realtà molto piccola, ho cercato di espandermi e infatti, nella città di Magenta, organizzavamo gli Humpty Dumpty Fashion Show. Dopo quattro anni di Humpty Dumpty Fashion Show ho voluto dare una svolta al brand e, in concomitanza con la mia laurea, ho creato una collezione più ampia: ho un po’ abbandonato il concept dell’accessorio sviluppando una nuova parte di abiti.

Il nome Humpty Dumpty prendeva ispirazione dalla favola di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol: l’ovetto che ciondola sul muro è la metafora perfetta per descrivere il mio percorso.

Infatti, tutti mi dicevano di non rischiare perché sarebbe stato davvero pericoloso ma ho proseguito il percorso fino in fondo.

Partendo da qui, abbiamo trasformato le collezioni e il nome stesso del brand abbreviandolo in Humpty Dum, molto più personale. Nel tempo ci siamo evoluti sia dal punto di vista di team, sia dal punto di vista effettivo del marchio.

Per quanto riguarda il team, ho sempre voluto al mio fianco persone che possedessero il mio stesso spirito e che potessero portare avanti la missione con cui ho fondato il brand.

Realizziamo tutto noi, dal disegno alla produzione e per fare questo ci vuole tantissimo entusiasmo perché la fatica è molta.

Per fortuna, durante il mio percorso, ho incontrato Silvia, con cui da subito mi sono trovata in sintonia.

Martina invece segue la parte di coordination e accounting . Insieme ci dividiamo il lavoro di creazione, produzione e distribuzione.

Il 2017 è stato un anno di svolta: abbiamo sviluppato delle collezioni che ci hanno portato dei buoni risultati. Sono stati due gli eventi che hanno portato notorietà al nostro lavoro.

Il primo è l’essere state scelte come start-up dal MFI (Milano Fashion Institute): sono stata portavoce del marchio e della nostra realtà verso una classe di 40 persone provenienti da tutto il mondo.

È stata un’esperienza magica.

A dicembre, è nata una collaborazione speciale, con un cantante italiano, nonché mio amico, Silvano, in arte Coez, che mi ha permesso di realizzare per lui tutti i capi del concerto all’Alcatraz, in occasione del “Faccio un Casino” tour. Ciò ci ha permesso di ottenere una grande visibilità. È un ricordo che conserverò per sempre: non ho realizzato quanta gente potesse vedere le mie creazioni, finché il locale non si è riempito.

Quando mi sono resa conto di avercela fatta, non ho potuto trattenere le lacrime“.

Quali sono i tratti distintivi che rendono il brand unico?

“La mission è quella di creare un brand che sia basic, comodo ma nello stesso tempo particolare e personale: non abbiamo mai realizzato capi estremamente impegnativi.

L’idea è di sentirsi bene in tante situazioni, dalla più elegante alla più sporty. In sintesi un design particolare versatile e comodo.”

Cosa ci racconti sulla nuova Collezione?

“La nuova collezione coincide con un periodo di grande cambiamento nella mia vita e l’arrivo di Silvia.

La mia idea per la nuova collezione è nata dalla mia nuova visione del concetto di stile.

Il concept è quello di una ragazza che è costretta a crescere perché si trova in un ambiente più maturo, però, a modo suo, vuole mantenere il proprio stile.

Abbiamo, per esempio, un vestito in velluto totalmente elastico, con in vita una cintura di Swarovski veri. C’è poi il dolcevita a scacchi, che è l’emblema della collezione, molto d’impatto: è un qualcosa che ti copre, ma al contempo ti fa notare.”

Vuoi raccontarci del drop di Natale?

“Per il Drop di Natale abbiamo voluto creare prodotti specifici fatti interamente a mano, dal maglione, che è l’emblema della Capsule, agli orecchini creati in collaborazione con AliceEtLeSapin, brand di accessori in plexiglass. Questa collaborazione ci ha permesso di portare avanti il valore dell’artigianalità. Non ci aspettavamo un successo del genere, e ne siamo davvero orgogliose!”