Il capitale umano contro la Brianza: Paolo Virzì fa infuriare l’assessore Andrea Monti

Il rapporto tra politica e cinema in Italia è sempre stato particolarmente spinoso, carico di fraintendimenti e diffidenze, nonostante non si possa non sottolineare come le sovvenzioni statali alla settima arte nel Bel Paese siano tra le più alte al mondo (la questione della distribuzione dei suddetti fondi è in effetti un discorso a parte).

Basterebbe citare solo il caso più eclatante, quello di Giulio Andreotti, celebre fustigatore di una pellicola come Umberto D. ma anche promotore del cinematografo, e in seguito protagonista ben poco ilare del film Il Divo di Paolo Sorrentino (da lui definito “una mascalzonata“) nel quale si parlava chiaramente di legami con la mafia.

È invece più curioso e originale il piccolo caso scoppiato in questi giorni intorno a Paolo Virzì e alla sua ultima opera Il capitale umano. Tratto dal libro Human Capital di Stephen Amidon, ambientato negli Stati Uniti, il film è stato trasposto in Italia in un’area che, idealmente, sarebbe dovuta divenire un correlativo oggettivo della rapacità dei nuovi ricchi che si sono sistemati comodamente e con tutti gli agi sulle macerie del Paese, rovine che loro stessi avrebbero contribuito a creare.

In un’intervista a Repubblica il regista ha confessato di essersi fatto incuriosire dalla Brianza come “luogo mitico” per la tradizionale (stereotipica?) immagine di desolazione grigia, grettezza e cupidigia capitalista: “L’ho scelta perché è vicina a Milano, dove c’è la Borsa, dove ogni giorno si creano e distruggono patrimoni: poi perché cercavo un’atmosfera che mi mettesse in allarme, un paesaggio che mi sembrasse gelido, ostile e minaccioso.”

La cosa non è andata giù all’Assessore al Turismo e Sport della Provincia di Monza e Brianza Andrea Monti (Lega Nord), che sul proprio blog si è lamentato di come l’artista ha trattato la sua terra, “facendola diventare addirittura un modello negativo, da additare come portatrice di tutti i mali del nuovo mondo e dei nuovi ricchi: scaltri, avidi e addirittura un po’ cialtroni.

Monti rimprovera al cineasta livornese, definito sbrigativamente “Woody Allen de noantri“, non solo e non tanto l’associazione classe sociale – appartenenza politica, quanto piuttosto il pigro ricorso a una serie di luoghi comuni lontani dalla verità, e per di più da parte di un autore che si è fatto conoscere proprio per la capacità di rappresentazione fedele delle piccole realtà di provincia: “Virzì sembra invece essersi limitato alla caricatura di alcuni stereotipi falsi, una vera e propria opera di mistificazione, probabilmente un po’ frutto della voglia di additare in negativo la Brianza identificata come la terra del nemico politico, e tanto, diciamolo, frutto di ignoranza vera e propria.

A quanto pare l’immaginazione del regista di Tutti i santi giorni e La prima cosa bella sarebbe stata catturata dalle caratteristiche costruzioni in cui abiterebbe la classe sociale presa di mira: ”Mi interessavano due scenari, quello dell’hinterland con i grumi di villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali, e quello dei grandi spazi attorno a ville sontuose dai cancelli invalicabili.

Proprio il riferimento alla casa non va giù all’Assessore, che infervorato replica minacciando un improbabile ritiro dei finanziamenti pubblici elargiti alla produzione, cui la provincia di Monza e Brianza contribuirebbe in maniera fondamentale: “Uno schiaffo, se non un insulto, a tantissimi brianzoli, che hanno costruito le proprie casette, grandi o piccole che siano, con la fatica e il sudore, figli di quella tradizione che li ha cresciuti con il dogma del laùra“.  

Scritto da Style24.it Unit

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