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Le banconote non sono semplici strumenti di pagamento, ma veri e propri specchi dell’identità culturale e sociale di un Paese. Recenti studi, come quello condotto da Angelamaria Fiori per la Banca d’Italia, hanno messo in luce un aspetto spesso trascurato: il divario di genere nelle rappresentazioni sulle banconote. Nonostante alcuni progressi, la realtà evidenzia ancora una predominanza maschile nei ritratti, con solo il 5,6% delle banconote emesse a livello globale che presenta il ritratto di una donna identificabile, escludendo Elisabetta II.
Le banconote trasmettono messaggi culturali e storici attraverso i ritratti che ospitano. Lo studio ha analizzato un campione di 2229 banconote provenienti da 171 Paesi, rivelando che il 53,7% dei ritratti è maschile, mentre solo il 9% è femminile. Questo squilibrio riflette un retaggio culturale che privilegia figure maschili come simboli di leadership e progresso, relegando le donne a ruoli marginali o allegorici. È interessante notare che i Paesi che hanno cercato di colmare questo divario lo hanno fatto spesso a seguito di pressioni sociali, come nel caso dell’Australia e del Regno Unito, dove campagne pubbliche hanno portato a una maggiore rappresentanza femminile.
La questione della rappresentanza femminile sulle banconote non è solo una questione di giustizia storica, ma rappresenta un’opportunità per ispirare le nuove generazioni e ridefinire i modelli di ruolo. Inserire più donne sulle banconote significa non solo celebrare il passato, ma anche costruire un futuro più inclusivo. Lo studio della Banca d’Italia invita a riflettere sull’importanza della parità di genere nella rappresentazione culturale.
Ridurre il divario di genere significa dare voce a chi è stato troppo a lungo dimenticato e valorizzare l’apporto femminile alla storia e alla società. Il cambiamento è possibile, come dimostrano alcuni esempi virtuosi, ma richiede un impegno condiviso tra istituzioni e cittadini.