Il TG1, sera dopo sera, continua a distanziare di parecchi punti il Tg5, ma la spiegazione non risiede solo nel basso share del game show di Bonolis Fattore C.
Igor Principe, autore di Gasolina, ha pubblicato una interessante analisi del nuovo Tg1 diretto da Gianni Riotta che condivido in tutti gli aspetti.
E' da cercare altrove la ragione di un simile distacco (8 punti percentuali).
Com'è noto, da circa un mese il direttore del Tg1 è Gianni Riotta, che subentra a Clemente J. Mimun. Il salto di qualità è evidente. Fino a un mese fa, puntuale come il cucù svizzero, alle 20.20 circa il Tg1 piazzava sempre la notizia di costume (dall'ultima impresa di Paris Hilton alla nascita di un panda in un qualche zoo cinese).
Ora alle 20.20 si parla ancora di cose forse un po' più importanti: il velo per le donne islamiche, l'atomica coreana. Cose così, insomma. Cos'è accaduto? Semplicemente, a capo del principale organo di informazione italiana hanno messo una persona preparata.
Uno che non si fa problemi a mandare un'intervista a Moises Naìm (direttore di Foreign Policy , la rivista-bibbia della politica internazionale) sulla crisi nordcoreana o al politologo Charles Kupchan su altre questioni mondiali, ben consapevole che la «casalinga di Voghera», anche se non ha studiato ad Harvard, è perfettamente in grado di capire il discorso di un professorone.
Per un semplice motivo: il professorone stesso, in tv, è chiamato a essere sintetico e diretto, e ad abbandonare il registro ben più colto che adotta in un saggio o in un articolo.
Per non dire dell'«editoriale» di un «mezzobusto», Maria Luisa Busi, pronunciato con piglio dopo aver dato la notizia dell'ennesimo stupro. In un telegiornale era già rarissimo vedere il direttore in video a dire la sua su un qualche argomento; l'opinione di un redattore, dunque, assume una portata rivoluzionaria.
Abbiamo, insomma, un signor telegiornale. (Gasolina)