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La pratica denominata come infibulazione è ricca di falsi miti e molti non sono a conoscenza del dolore che si può provare e dei diritti umani che vengono inosservati.
Purtroppo coinvolge molte bambine e ragazze nel mondo, senza la possibilità di reagire.
Come abbiamo detto prima, l’infibulazione è un’operazione tramite la quale viene ridotta parte del sesso per impedire i rapporti sessuali. E’ molto dolorosa e purtroppo coinvolge bambine ma anche bambini. La sua pratica veniva svolta già nell’antichità, ma alcune popolazioni africane, centroamericane e asiatiche continuano ad eseguirla.
L’infibulazione femminile può essere svolta in diversi modi: esiste la circoncisione, che riguarda l’asportazione del clitoride in modo parziale o totale e l’escissione che comprende anche le piccole labbra.
Esiste poi la tecnica più feroce chiamata circoncisione faraonica, dove vengono rimossi clitoride, piccole labbra e parte delle grandi labbra vaginali con la cauterizzazione, ovvero bruciando il tessuto organico. Successivamente viene cucita la vulva, lasciando aperto solo un piccolo foro per far sì che possa avvenire la fuoriuscita delle urine e del sangue mestruale.
Molto più conosciuta come circoncisione maschile, questa pratica riguarda la rimozione chirurgica del prepuzio dell’organo riproduttivo maschile.
Solitamente non viene svolta nei bambini che presentano anomalie nella struttura o nella curvatura del pene. Anche nei neonati prematuri e negli individui con disturbi della coagulazione del sangue è sconsigliata.
La procedura di circoncisione è piuttosto dolorosa e spesso ciò può influenzare il rapporto tra la madre e il bambino oltre a cambiamenti comportamentali. Difatti esistono diversi rimedi per ridurre la sofferenza. Possono essere utilizzati metodi farmacologici come creme analgesiche o iniezioni localizzate e altri come il ciuccio al saccarosio o l’uso di una sedia imbottita.
E’ chiaro che maggiore la rapidità della procedura e minore sarà la durata del dolore.
Ci sono culture in cui vi è ancora la concezione patriarcale e maschilista e quindi la pratica dell’infibulazione potrebbe esserne la conseguenza. Dato che le donne sono considerate impure allontanandole dalla vita sociale (ad esempio durante il ciclo mestruale), la circoncisione viene considerata come rito di purificazione, in modo che vi sia la garanzia della loro verginità e fedeltà al proprio coniuge.
Durante la prima notte di nozze, la donna sarà soggetta ad un momento di estremo e insopportabile dolore, e non ad un momento di piacere con il partner.
Nel Corano non viene menzionata la parola infibulazione o escissione del clitoride: non è quindi richiesto dall’Islam una modificazione dei genitali della donna. Alcuni studiosi affermano che non sia neanche obbligatorio limitare il piacere sessuale femminile. L’Islam ortodosso invece accetta solamente la circoncisione del clitoride, dettata dalla presunta prescrizione lasciata da Maometto.
Anche se non viene definito nel Corano, l’infibulazione è una pratica diffusa nei paesi in tutto o in parte islamici: Egitto, Sudan, Eritrea, Somalia, Guinea e Senegal. Attenzione: questa operazione non viene svolta solo da coloro di fede islamica, ma anche da cristiani e ortodossi.
Benché molti paesi stiano cercando di vietare tale rito ricco di crudeltà, ancora molte ragazzine e bambine sono vittime di questa vera e propria tortura, basata sul sessismo che purtroppo regna ancora in vari paesi.