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Una tensione mai conclusasi del tutto quella fra Israele e Palestina.
Dopo giorni di violenti scontri sulla Spianata delle Moschee, tra martedì 11 maggio e oggi, 12 maggio, le vittime sono aumentate e gli scontri tra i manifestanti palestinesi e le forze dell’ordine a Gerusalemme si sono trasformati in una nuova guerra nella Striscia di Gaza. Hamas ha lanciato razzi contro Israele, Israele ha risposto con un ulteriore attacco su Gaza. Il bilancio dei morti è preoccupante.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che quella israeliana è una risposta ad Hamas che ha “oltrepassato la linea rossa”. Israele ha intensificato gli attacchi contro la Striscia di Gaza e nel pomeriggio dell’11 maggio ottanta aerei israeliani hanno bombardato la Striscia. Il numero dei morti sale, preoccupante anche quello dei feriti.
Gli scontri sono avvenuti a causa della crescente rabbia palestinese per lo sfratto dalle loro case a Gerusalemme est a opera dell’esercito israeliano.
Pare, tuttavia, che diversi siano stati gli incidenti isolati che abbiano poi condotto all’escalation. Il quotidiano israeliano Haaretz fa risalire lo scoppio della crisi al primo giorno di Ramadan, quando le autorità israeliane hanno cambiato il dispositivo di sicurezza alla porta di Damasco, principale via d’accesso alla città vecchia e ai luoghi di preghiera. Davanti alla porta, c’è il quartiere storico di Sheikh Jarrah in cui sono stabiliti migliaia di palestinesi.
I palestinesi giunsero nel 1948 quando vennero espulsi dalla loro area d’origine dagli israeliani.
Attualmente sono stabilite a Sheikh Jarrah 38 famiglie palestinesi che da anni si trovano coinvolti in diversi processi giudiziari dopo l’acquisizione di Gerusalemme est da parte degli Israeliani. Il due maggio è stato ordinato loro di evacuare le case entro il 6 maggio, dopo una decisione del tribunale secondo cui quei territori, in realtà, appartengono ad un’antica comunità ebrea ivi stanziata nell’800.
I palestinesi scendono allora in piazza per protestare contro lo sfratto.
Ad alimentare la crisi, il vuoto politico in cui si trovano i palestinesi. Da una parte il controllo sulla Striscia di Gaza da parte degli islamisti di Hamas, e dall’altra l’Autorità palestinese in Cisgiordania, guidata da un Abu Mazen, il cui mandato è tuttavia terminato da tempo.
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU, riunito d’urgenza, non ha raggiunto un accordo per una dichiarazione comune. Storicamente, sembra opportuno ricordare il fatto che l’ONU e i principali paesi occidentali non hanno mai riconosciuto l’annessione di Gerusalemme est a Israele.
Attualmente è difficile capire e/o prevedere cosa potrà accadere. Israele sta attraversando una crisi politica e fra tre settimane circa si tornerà a votare per le elezioni presidenziali.