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Iva Zanicchi ha messo a tacere il polverone scatenatosi dopo la gaffe al Festival di Sanremo con Drusilla Foer.
La cantante ha specificato che sarebbero amiche e ha anche detto che il suo scivolone sarebbe stato causato da un malfunzionamento del microfono.
Sui social è rapidamente diventato virale lo scivolone commesso da Iva Zanicchi sul palco di Sanremo difronte alla co-conduttrice Drusilla Foer. “Lei ha anche qualcosa più di me”, ha detto la cantante, mentre Drusilla ha replicato: “Sì, sono colta”.
In conferenza stampa via Zoom la cantante è tornata sull’episodio spiegando che la sua gaffe sarebbe stata causata in realtà da un malfunzionamento del microfono: “Io e Drusilla siamo amiche da anni, non può esserci nulla tra me e lei. E’ stato solo un equivoco”, ha precisato la Zanicchi: “Io e lei siamo amiche, anche stamattina ci siamo sentite e mi ha detto: o grulla, non ti si sentiva il microfono.
Questo perché sono io che ho detto a lei: tu sei colta e intelligente. Non si è sentito che l’ho detto prima io, lei ribadiva quello che io avevo detto. Non può esserci nulla tra me e lei, se vi faccio vedere i messaggini che ci siamo scambiati questa stamattina…c’è troppa stima e affetto. E’ stato solo un equivoco, si scherza sempre sul fatto che lei è toscana, fiorentina e colta ma non c’è assolutamente nulla”.
Sul palco dell’Ariston Drusilla Foer ha conquistato pubblico e telespettatori con il suo monologo incentrato non sulla diversità ma sull’unicità: “Non è facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme tutte le cose che ci compongono? Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, si sollevano insieme a noi nella purezza dell’aria, nella libertà del vento.
In un grande abbraccio innamorato, urliamo ‘che bellezza: tutte queste cose sono io’. Sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e a quel punto sarà più probabile aprirsi all’unicità dell’altro. Io sono una persona molto fortunata ad essere qui, ma vi chiedo un altro regalo”, ha dichiarato, e ancora: “Date un senso alla mia presenza su questo palco, tentiamo l’atto più rivoluzionario: l’ascolto. Ascoltiamoci, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio, anche per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni.
Liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità”.