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Jean Cocteau nel corso della sua carriera ha avuto modo di approfondire numerosi ambiti artistici.
Si è infatti dedicato alla poesia, alla prosa, al teatro e perfino al cinema. Scopriamo quindi il suo percorso nell’ambiente intellettuale francese.
Jean Maurice Eugène Clément Cocteau (Maisons-Laffitte, 5 luglio 1889 – Milly-la-Forêt, 11 ottobre 1963) è stato uno scrittore francese. Cresce in un paesino non tanto lontano dalla capitale insieme al padre, suicidatosi dieci anni dopo la sua nascita per via di una forte depressione, e la madre che si rifugia nella casa dei genitori.
A seguirlo nei primi anni della sua crescita è anche Joséphine Ebel, una governante di origine detesche rappresentata spesso nelle sue caricature.
Durante gli anni del liceo riceve un’educazione privata e inizia ad inserirsi in alcuni salotti francesi avvicinandosi alla scrittura. Realizza infatti in questi anni il suo primo libro di poesie, “La lampada di Aladino”.
Tra le sue passioni c’è anche la musica, scoperta grazie agli spettacoli di danza classica proposti da compagnie russe. Il suo spettacolo preferito è di Sergej Djagilev, un uomo che ha modo di conoscere e con cui collabora realizzando per lui “Le Dieu blue” un balletto presentato al Théâtre du Châtelet nel 1912.
Continua nel frattempo a scrivere opere diverse, attirando anche l’attenzione di scrittori già noti come Marcel Proust che nutre verso il giovane Cocteau grande stima.
Con l’arrivo della Grande guerra si inserisce nel conflitto come infermiere sul fronte delle Fiandre per poi portare avanti le sue posizioni nei locali di Parigi una volta tornato.
Si avvicina in questi anni a personalità di spicco quali Pablo Picasso o Guillaume Apollinaire influenzando delle volte le loro opere in quanto uomo dai pensieri controcorrenti. Collabora inoltre a “Anthologie Dada” un libro collettivo realizzato con colleghi dadaisti e conosce in questi anni Raymond Radiguet, per cui prova un grande amore durato solo per i seguenti cinque anni di vita di quest ultimo.
Dopo la sua morte Jean si rifugia nella droga e nella religione iniziando a collaborae anche con una rivista cattolica. Comprende poi dover entrare in una clinica e disintossicarsi e qui scrive quella che viene considerato il suo romanzo di più grande successo: “I ragazzi terribili”.
Dopo il suo primo amore conosce Natalia Pavlovna Paley, principessa, attrice e modella con cui instaura una relazione amorosa. Nel 1935 decide però di lasciare Parigi e dedicarsi ad un giro del mondo toccando alcune delle più note città del globo e due anni dopo, tornando nella sua città, conosce l’attore Jean Marais. È con lui che intraprende la relazione più importante della sua vita ed è a lui che propone la parte in “La bella e la bestia”.
Si avvicina sempre di più al mondo del cinema collaborando anche con Roberto Rossellini per la realizzazione di “L’amore” girato a Parigi.
Con la fine della guerra infatti inizia a produrre e collaborare con i surrealisti del cinema francese ma anche con attrici del calibro di Marlene Dietrich. Alcuni suoi progetti, come “Orfeo” ottengono riconoscimenti a festival cinematografici europei e la sua presenza a questi è sempre più richiesta. Si spegne nel 1963, poco dopo aver scoperto la morte di Edith Piaf a cui riesce a dedicare proprio prima di andarsene un elogio funebre.