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John Locke è stato un filosofo fondamentale per l’empirismo moderno e il liberismo.
Scopriamo la nascita del suo pensiero analizzando le opere fondamentali e i temi principali da lui affrontati.
John Locke (Wrington, 29 agosto 1632 – High Laver, 28 ottobre 1704) è stato un filosofo inglese. Cresce nella contea di Somerset dove il padre lavora come procuratore ed ufficiale giudiziario. Dopo i primi anni di formazione entra nell’Università di Oxford conseguendo il titolo di “maestro delle arti” svolgendo poi il ruolo di docente di greco e retorica.
Decide nel 1666 di iniziare a studiare medicina avvicinandosi a noti esperti del campo come Willis, Bathurst ma anche il noto chimico Robert Boyle. Dopo alcuni anni come medico si ritira in Francia per motivi di salute e qui si avvicina al mondo della filosofia scoprendo menti come Cartesio o Gassendi. Durante gli anni a venire si fa conoscere sempre di più per essere portavoce di un nuovo regime liberale.
Il suo pensiero è raccolto in alcuni saggi di grande rilievo tra cui “Saggio sull’intelletto umano” il quale si pone problemi di varia natura su questioni politiche e religiose del suo tempo. Ritiene necessario riflettere sulle capacità conoscitive dell’uomo così da poter comprendere cosa gli è possibile conoscere e cosa invece deve rimanere una “quieta ignoranza”.
Locke rispetto ai colleghi filosofi vuole partire dalla considerazione della mente dell’uomo costruita di idee ovvero ciò che egli definisce
“Tutto ciò che si intende con immagine, nozione, specie o quanto sia comunque oggetto di attività conoscitive”
A queste riflessioni sulla mente umana se ne uniscono altre di natura più strettamente politica. L’obiettivo di Locke è ideare un sistema che faccia coesistere utile e dilettevole così da soddisfare le esigenze di tutti. Inizialmente crede che ciò si possa ottenere attraverso l’idea di Stato Assoluto proposta da Hobbes, per poi successivamente accorgersi del fallimento di un sistema come quello monarchico degli Stuart.
Comprende così che questa forma non si adatta a quelle che sono le propensioni degli uomini.
Questi infatti nel loro Stato di Natura possono godere di pari diritti e libertà, ma a rendere problematica la convivenza è l’introduzione del denaro, della proprietà e del concetto di scambio commerciale che richiedono quindi una necessaria organizzazione politica. Secondo il suo pensiero nel passaggio dallo stato di natura a quello civile l’uomo conserva tutti i propri diritti, considerati inalienabili, tranne quello di farsi giustizia da sè, che diventa responsabilità dello Stato attraverso l’introduzione di leggi.
Per quanto riguarda l’aspetto religioso, Locke si esprime in un’opera chiamata “A Letter Concerning Toleration”.
Ritiene che quanto scritto nei testi sacri delle diverse religioni sia di fatto legato a principi dettati dalla natura stessa introducendo quindi il concetto di teismo. Lo Stato però deve essere necessariamente laico perchè la possibile violazione di questo principio potrebbe portare a lotte religiose con gravi conseguenze.