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Noto per aver raccontato alcune delle storie più belle della letteratura americana, John Steinbeck vince nel 1962 il Premio Nobel per la letteratura così motivato: “Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”.
Chi era John Steinbeck
John Ernest Steinbeck, Jr. (Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968) è stato uno scrittore statunitense. Cresce nella calda California con il padre, tesoriere della sua contea, la madre, un’insegnante e le sorelle maggiori con cui ha un grande rapporto d’affetto. Capisce già da ragazzo di avere una passione per la scrittura e così a 14 anni inizia a scrivere le prime poesie e i primi racconti.
Successivamente si iscrive alla Stanford University dove studia letteratura inglese e scrittura creativa, corsi che ama ma che è costretto ad abbandonare per riuscire a lavorare. Fa di tutto per farsi pubblicare da riviste e giornali finchè non decide di provarci seriamente trasferendosi a New York.
I primi tentativi nel mondo della letteratura
Arrivato nella grande mela lavora per un breve periodo al “New York American”, noto quotidiano della città, ma presto decide di tornare in California dove trova lavoro come custode di una residenza estiva e questo gli consente di scrivere per sè. Nel tempo libero prepara infatti il suo primo romanzo “Cup of Gold”.
Il libro non ottiene particolare successo e lo stesso vale per i successivi “The Pastures of Heaven” e “To a God Unknown”. Inizia ad ottenere discreto successo quando nel 1935 incontra Pascal Covici, suo curatore per il resto della vita insieme a Elizabeth Otis, sua agente. Grazie a loro l’uscita di “Tortilla Flat” è un grande successo, il primo dopo anni di tentativi.
Il romanzo viene subito acquistato da Hollywood che lo diffonde trovando l’accoglienza anche del presidente Roosevelt. La storia è affascinante ed è scritta con la volontà di fare satira rispetto al mondo della borghesia. Il successo del libro permette di ottenere la trasposizione cinematografica dell’idea e lo porta ad ottenere un incarico al San Francisco News.
Il filo conduttore dei suoi lavori è sempre l’attenzione verso il sociale. Riprende spesso il tema della ricerca del lavoro stabile e dello sfruttamento della povertà che che mantiene le persone in stato di vittime. Il suo pensiero, manifestato anche in romanzi successivi, subisce anche attacchi politici per il suo linguaggio volgare e l’orientamento di “eccessiva sinistra”.
Nonostante ciò, “The Grapes of Wrath”, uno dei testi attaccati, ottiene il Premio Pulitzer nel 194o e diventa il noto film “Furore” che ottiene 7 nomination agli Oscar.
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