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La vita da star ce la immaginiamo sempre tutta rose e fiori, ma non è quasi mai così, basti vedere cosa è accaduto a Kabir Bedi.
Il bellissimo attore di origine indiana, entrato nella storia come il Sandokan televisivo, ha una vita costellata di alti e bassi. Non è l’unica star ad aver dovuto sopportare situazioni al limite. Ne ha voluto parlare ospite alla televisione italiana, a Storie Italiane, aprendo il suo cuore e raccontando del suicidio del figlio Siddharth Bedi. Siddharth non c’è più dal 1997, ma la ferita è ancora aperta. Soprattutto perché prima del fattaccio ci sono state delle avvisaglie.
Non prese sottogamba, ma che non sono state sufficienti.
Lo conoscono grandi e piccini, lui è Sandokan. Al secolo Kabir Bedi. Classe 1946 e fascino da vendere, tre mogli e tre figli. In realtà adesso due. Gli italiani lo adorano da sempre. Ed è sempre un piacere quando è ospite in un programma TV di casa nostra. Così è stato. Invitato come ospite da Storie Italiane, la padrona di casa Eleonora Daniele ha voluto che lui parlasse della sua vita privata, che raccontasse di come sta adesso, di cosa fa e della triste storia del figlio Siddharth.
“Il dolore non passerà mai” è il riassunto di quanto ha detto Kabir nell’intervista. Il figlio Siddharth si è tolto la vita. La causa è stata l’aver scoperto di essere affetto da una brutta malattia, la schizofrenia. Il suicidio del figlio è stata una tragedia per l’attore e per tutta la sua famiglia. Anche se sono passati ormai tanti anni, nel cuore di un genitore una tragedia di questo tipo non svanisce mai.
Si dice che un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli. Kabir Bedi è d’accordo con questa affermazione.
Siddharth era il primogenito di Kabir Bedi. Bellissimo ragazzo e molto intelligente. “Genio”, lo definisce il padre. Potrebbe sembrare di parte, ma è la verità, perché studiava informatica, ha frequentato l’università, ed è addirittura arrivato ad insegnare in un’università. Una carriera non da poco. Già in età adulta sono comparsi alcuni problemi, quasi in maniera inspiegabile.
Il padre ha cercato di aiutarlo, di curarlo. E’ servito a poco però. Anzi, il percorso è sfociato in un episodio di violenza. Ne è seguito un controllo medico ed una diagnosi per nulla edificante: schizofrenia.
La schizofrenia è una malattia molto grave. Fa soffrire chi ne è affetto, ma anche i familiari e chi sta vicino alla persona malata. Ne vengono colpite soprattutto persone molto sensibili. E persone molto intelligenti. Siddharth Bedi era sia sensibile, che intelligente.
La cosa ancora più brutta è che non si conoscono le cause di questa malattia e non esiste cura. L’unica cosa che i medici hanno fatto è stato prescrivere delle pillole. Di più non avrebbero potuto fare. Le pillole servivano per dormire, per stare tranquillo, ma avevano anche un rovescio della medaglia: libri e TV hanno perso interesse. La concentrazione svanita.
Cosa poteva fare Kabir? Si è rivolto alla squadra di prevenzione suicidio di Los Angeles, dove viveva con la famiglia.
L’intento era quello di trovare supporto da persone più preparate di un padre che si trova improvvisamente davanti ad una malattia così oscura. Il figlio è stato in cura con il centro specializzato, ma i medicinali che prendeva all’epoca non hanno fatto molto. Al giorno d’oggi i medicinali sono molto più efficaci, ma qui si parla di vent’anni fa.
Kabir ha fatto tutto quanto era in suo potere.
Stiamo parlando di una star internazionale, conosciuto e molto ricco, quindi siamo sicuri che abbia tentato veramente tutte le strade possibili. Ricordando le sensazioni provate, il Sandokan televisivo ha confessato che: “Le famiglie degli schizofrenici soffrono di più, amano una persona che non è più la stessa, che è cambiata”.
E poi il dramma. Era il 19 luglio 1997 quando il primogenito di Kabir Bedi si è tolto la vita.
In un certo senso Kabir Bedi era preparato. Il figlio si era confidato con lui, aveva ammesso di star pensando al suicidio. Lui ha cercato di dargli una speranza, di dimostrargli che la vita è bella e può offrire ancora tante cose da fare, da dire, da vedere. Ma non è servito a nulla.
L’intervento a Storie Italiane è stata la prima occasione per l’attore di comparire in TV e raccontare al pubblico italiano la sua storia, il suo dramma.
Al pubblico è piaciuto molto. Si è commosso con lui e ha sofferto ascoltando il racconto a cuore aperto. Togliersi la vita a 26 anni è qualcosa di terrificante. Ne sa qualcosa il pubblico italiano che ha seguito da vicino una tragedia simile, quella di Lory Del Santo. Anche uno dei suoi figli si è tolto la vita. Anche in questo caso proprio dopo aver capito di essere affetto da una malattia grave, incurabile e di non avere un futuro sereno davanti a sé.