Da sportivo praticante (cioè sudante e faticante in prima persona) avanzo una proposta: impedire l'ingresso negli stadi di Calcio agli alienati.
A chi non dimostra, cioè, di fare sport in prima persona almeno tre volte a settimana.
L'istanza è drastica, ma il suo perchè è ragionevole.
Questa gente infatti è coinvolta in qualcosa che non gli appartiene. Partecipa ad una vicenda che gli è aliena, distante.
Non apprezza l'evento per i valori che contiene, morali, agonistici, tecnici, ecc, ecc.: non può capirli, perchè non smuove mai il sedere da una sedia. Se non per salire sul bus che li porta allo stadio.
Per queste persone, lo sport è due cose.
Un modo per esternare l'odio per uno diverso da loro. Un avversario qualunque.
O, nella migliore delle ipotesi, un passatempo televisivo.
Un libro appena pubblicato ci spiega proprio quest'ultimo aspetto: l'evento sportivo come oggetto mediale. Non più disputato su un campo, ma rappresentato in Tv.
Il volume si intitola "La televisione dello sport", è edito dalla Effatà Editrice ed uscirà nelle librerie a metà novembre.
La sua autrice ,Paola Abbiezzi, dottore di ricerca in Linguistica Applicata e Linguaggi della Comunicazione presso l'Università Cattolica di Milano e docente di Giornalismo televisivo presso l'Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, lo ha presentato nel corso del 25esimo festival internazionale Sport Movies & Tv, rassegna che termina domani a Milano.
Una recensione analitica su Digital Sat illustra i pregi dello studio.
La ricerca parte proprio dalla valenza etica, sociale e materiale dello Sport e ripercorre la storia delle trasmissioni televisive, dalla Domenica Sportiva ai moderni format di Sfide o del reality Campioni.
E, sopratutto, analizza i linguaggi ed il processo produttivo dell'evento mediatico. Per fare ciò, l'autrice si serve di una griglia elaborata dai massmediologi Dayan e Katz, che teorizzavano che ogni atto sportivo ,e ogni sua rappresentazione mediale, può essere diviso in tre fasi: preparazione, prestazione e celebrazione.
Per fare rima in "one", aggiungo io l'alienazione: quel senso di estraneità allo sport che colpisce i tifosi che lo Sport lo vedono solo in Tv.
Ed aumenta la frustrazione del tranquillo ragionere, capace al massimo di picchiare moglie e figli, e arma la mano degli ultras fanatici e violenti.