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La rottura di un piatto durante un matrimonio è una tradizione che affonda le sue radici nell’antica Grecia, dove questo gesto era carico di significati simbolici. Inizialmente, rompere un piatto serviva a scacciare gli spiriti maligni e a invocare quelli benevoli, creando un’atmosfera di festa e gioia. Con il passare del tempo, questa usanza si è diffusa anche in altre culture, assumendo forme e significati diversi. In Italia, ad esempio, la tradizione è particolarmente viva in Sardegna, dove il rito è conosciuto come ‘Sa ratzia’.
Qui, la rottura del piatto è vista come un gesto di buon auspicio per la coppia, simbolizzando prosperità e felicità nella vita coniugale.
In Sardegna, la rottura del piatto avviene in un momento cruciale della cerimonia nuziale. Prima di lanciare il piatto, la madre o la nonna della sposa riempie un recipiente con elementi simbolici come riso, sale, caramelle e petali di fiori. Questo gesto non è solo un atto di festa, ma rappresenta anche un legame profondo con la famiglia d’origine.
La rottura del piatto indica che gli sposi non faranno più ritorno alla casa natale, segnando così un nuovo inizio. È interessante notare che, secondo la tradizione, i cocci non devono essere raccolti, ma lasciati alla natura, affinché pioggia e vento si occupino di eliminarli, simboleggiando la liberazione da legami passati.
Nonostante la tradizione del piatto rotto sia molto amata, non tutti gli sposi sono d’accordo con questa pratica.
Alcuni preferiscono optare per alternative più sobrie e rispettose dell’ambiente. Ad esempio, il lancio di fiori o chicchi di grano può sostituire la rottura del piatto, mantenendo intatto il significato di buon auspicio. Altri potrebbero scegliere di far scoppiare un palloncino, un gesto che riproduce l’intento originario di spaventare gli spiriti maligni con un rumore forte. In ogni caso, la decisione finale spetta sempre agli sposi, che possono scegliere di seguire la tradizione o di adattarla alle loro preferenze personali.