Argomenti trattati
La dismorfofobia è un disturbo che comporta la percezione distorta del proprio corpo e quindi una serie di comportamenti pericolosi finalizzati a modificarlo nell’intenzione di renderlo perfetto. Quando questo non è possibile, le persone affette da dismorfofobia possono sviluppare atteggiamenti lesivi per la propria salute o addirittura avere fantasie suicide.
Lady Diana è uno dei personaggi celebri che ha indissolubilmente legato la propria storia personale, anche se allora la malattia non era conosciuta quanto oggi. Ad aver seguito Lady Diana nel suo difficile rapporto con il proprio corpo fu la psicoterapeuta Susie Orbach.
La dismorfofobia di Lady D
Lady Diana si trovò a metà della sua vita in una situazione di enorme pressione sociale: era una giovane donna molto insicura che al principio degli anni Ottana, quando imperava l’immagine della donna perfetta a tutti i costi, si ritrovò sotto i riflettori di tutto il mondo a causa della sua relazione e poi del suo matrimonio con uno degli scapoli più ambiti del tempo: il Principe Carlo d’Inghilterra.
Le pregresse insicurezze caratteriali di Diana si aggravarono con il tempo a causa della pressione mediatica a cui la Principessa era sottoposta e soprattutto a causa della morbosa curiosità che l’opinione pubblica stava cominciando a sviluppare in quegli anni in merito alla vita privata dei personaggi pubblici.
Costretta dal protocollo che regola ogni movimento della famiglia reale d’Inghilterra a dare sempre di sé un’immagine pubblica composta e serena, Diana cominciò a combattere con i propri demoni personali in privato, sviluppando disturbi dell’alimentazione come la bulimia.
“Dismorfofobia” vuol dire, alla lettera: terrore della cattiva forma del proprio corpo. Diana, come moltissime altre donne, percepiva il proprio corpo come imperfetto e indegno di ricevere le attenzioni che le venivano dedicate dalla stampa.
Lo studio della dismorfofobia
Susie Orbach sostenne Diana nella sua lotta contro la bulimia per l’accettazione del proprio corpo e delle sue imperfezioni. Nel 1978 la Orbach aveva pubblicato un libro destinato a diventare in breve tempo una pietra miliare degli studi nel settore: Fat Is a Feminist Issue. Nel libro la Orbach osservava come fossero principalmente le donne a soffrire di disturbi alimentari legati alla cattiva percezione del proprio corpo e attribuiva questo dato di fatto alla maggiore pressione sociale che le donne erano costrette a subire in merito al proprio aspetto fisico.
La dismorfofobia 40 anni dopo
Susie Orbach non ha mai smesso di occuparsi dei disturbi autopercettivi degli individui: gli studi condotti negli ultimi 40 anni hanno però portato alla luce un quadro desolante, secondo la psicoterapeuta.
Il “grasso” non è più un problema esclusivamente femminile, dal momento che oggi la società rivolge la propria “pressione estetica” anche contro gli uomini. Gli adolescenti di entrambi i sessi sono la fascia più esposta alla dismorfofobia e oggi non ci sono più differenze rilevanti tra le percentuali di ragazzi e di ragazze colpiti da disturbi dell’immagine corporea.
Secondo la Orbach “Ci focalizziamo su obiettivi completamente sbagliati rispetto a quelli che dovremmo inseguire nella vita”: i social network e la continua, disperata rincorsa ai like sulle fotografie che pubblichiamo, hanno fortemente peggiorato la situazione e accelerato la diffusione della dismorfofobia anche tra i maschi.