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Ricordata dal pubblico e dal mondo dello spettacolo per il suo timbro caratteristico e la personalità forte Laura Betti è stata una grande attrice italiana.
Scopriamo la storia della sua vita ripercorrendo la carriera e il rapporto con Pier Paolo Pasolini.
Laura Betti, pseudonimo di Laura Trombetti (Casalecchio di Reno, 1º maggio 1927 – Roma, 31 luglio 2004), è stata un’attrice italiana. Cresce insieme ai genitori, di cui si ricorda il padre Ettore Trombetti, un avvocato nonchè uomo attivo in politica. Si appassiona presto alle dinamiche del mondo dello spettacolo e si lancia da giovane come cantante di jazz e successivamente con spettacoli di cabaret a fianco di Walter Chiari.
Debutta poi a teatro con “Il crogiuolo” di Arthur Miller sotto la regia di Luchino Visconti a cui seguono diversi spettacoli diversi.
Con “Giro a vuoto”, un recital realizzato con numerosi artisti italiani, svolge un tour in tutta Italia seguito da un tour francese che ha visto l’approvazione di artisti surrealisti come André Breton.
Si rende nota verso la fine del 1960 con “La ballata del pover’uomo” insieme a Paolo Poli dove svolge il ruolo di cantastorie tra i vari episodi dello sceneggiato “Tutto da rifare pover’uomo” della Rai. Inoltre in questi anni prende parte a numerose pellicole tra cui “Labbra rosse”, “Era notte a Roma” di Roberto Rossellini, ma soprattutto “La dolce vita” di Federico Fellini.
A determinare una svolta nella sua carriera è però l’incontro con Pier Paolo Pasolini che la sceglie per il suo “La ricotta” e poi in “Teoroma” con cui ottiene anche il premio come miglior attrice al Festival del cinema di Venezia.
Attraverso il suo carattere importante riesce spesso a farsi notare più dei protagonisti stessi.
Risultano infatti memorabili le sue parti nei film “Sbatti il mostro in prima pagina”, “Allonsanfàn” e “Novecento” di Bernardo Bertolucci dove interpreta il ruolo di antagonista più amato di tutta la carriera.
A questa parte ne seguono numerose sullo stesso stile; svolge il ruolo di cattiva anche in “Caramelle da uno sconosciuto”, “Il grande cocomero” e “Un eroe borghese” di Michele Placido. Si ricolda inoltre tra le ultime parti anche quella in “La felicità non costa niente”, progetto del 2003 con cui ottiene una candidatura al Nastro d’argento come Miglior attrice non protagonista.
Come già noto, Pasolini è stato un uomo fondamentale della vita della Betti. Nel 1983 l’attrice crea e dirige il “Fondo Pier Paolo Pasolini” con sede a Roma. Inoltre nel 2003 crea nella Cineteca di Bologna il “Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini” dove dona tutta la documentazione che è riuscita a raccogliere con il suo fondo.
Il loro rapporto è stato presentato in “Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi che con questa narrazione ha ottenuto anche il secondo posto del Premio Strega. Anche la Betti stessa ha lasciato testimonianze della sua vita, e dunque di questo rapporto, nella sua autobiografia “Teta Veleta” con prefazione di Pasolini.
Infine si è anche occupata del volume “Pasolini cronaca giudiziaria, persecuzione, morte” con la collaborazione di Giovanni Raboni pubblicato nel 1977 da Garzanti.