Scoppiano le proteste in Polonia a causa di una legge che limita il diritto all’aborto.
Il governo, infatti, ha da poco annunciato la pubblicazione ed entrata in vigore con valore di legge di una sentenza della Corte Costituzionale che vieta l’interruzione di gravidanza salvo pochissimi casi specifici. Per questa ragione più di venti città polacche si sono unite nella protesta.
L’ondata di protesta è stata lanciata dal movimento Strajk Kobiet, (letteralmente, sciopero delle donne) grazie a svariati appelli sui social.
Una delle due leader, Klementyna Suchanow, aveva scritto “Si annuncia una notte difficile”. Il motivo risiede nell’entrata in vigore e nella contemporanea pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nella serata di ieri di una sentenza della Corte Costituzionale con valore di legge che rende praticamente illegale l’aborto. Tale sentenza risale al 22 ottobre scorso e dichiarava incostituzionale interrompere una gravidanza perché non conforme agli articoli della Legge fondamentale sulla protezione della vita del nascituro, anche in caso di malformazioni gravi e letali del feto.
Le uniche eccezioni contemplate sono le interruzioni di gravidanza chieste da donne vittime di incesto o stupro, o nel caso che si profili un pericolo per la vita della madre. Da quella sentenza è nato e ha preso sempre più piede il movimento d’opposizione Strajk Kobiet. “Se il governo ha scelto l’inferno per le donne, noi cucineremo un inferno per questo governo”, ha detto Suchanow incitando le donne polacche alla protesta.
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La Polonia, Paese prevalentemente cattolico, ha una delle leggi più restrittive in Europa in fatto di aborto, legge che provoca, secondo media indipendenti e ONG, oltre 200mila aborti clandestini. Migliaia di donne polacche già dopo la sentenza di ottobre avevano espresso il loro dissenso nelle piazze delle maggiori città, le proteste erano durate giorni nonostante le restrizioni per Covid. Le notevoli dimensioni delle manifestazioni avevano allarmato il Governo che aveva schierato esercito e aveva deciso, per il momento, di ritardare la pubblicazione della sentenza.
Anche la Chiesa si era allarmata: per la prima volta nella storia polacca dei giovani hanno interrotto le cerimonie religiose per contestare il forte legame fra la Chiesa e l’attuale apparato di potere. Il Parlamento europeo si era espresso contro tale sentenza dichiarando che rendere illegale l’aborto nei casi di gravi e irreversibili malformazioni fetali “mette a rischio la salute e la vita delle donne”. A nulla però sono valse le opinioni contrarie.
La sentenza è stata pubblicata il 27 gennaio in Gazzetta Ufficiale facendo riscoppiare le manifestazioni in più di 20 città polacche.
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