Dopo la camera dei deputati, anche il senato ha approvato il testo e la proposta di Chiara Gribaudo.
Diventa ufficialmente legge la parità di stipendio fra uomini e donne. Si tratta di un fondamentale passo in avanti per l’Italia, che in questo modo approfondisce il proprio impegno nella tutela delle donne lavoratrici. La legge prevede la creazione di una certificazione di parità di genere, e le aziende dovranno dimostrare il rispetto delle nuove norme. Si tratta solo dell’inizio di un percorso politico e sociale volto a ridurre ed eliminare il gender pay gap.
Il testo unico a firma di Chiara Gribaudo propone parità salariale e pari opportunità sul mondo del lavoro per donne e uomini. La proposta è arrivata come modifica al codice delle pari opportunità, che in alcuni punti risultava carente. Lo scopo principale della manovra è quello di ridurre fino a eliminare il gender pay gap, cioè la differenza salariale fra uomini e donne per lo stesso posto di lavoro.
Le donne sono state le vittime principali della crisi e dei licenziamenti causati dalla pandemia, e ora più che mai si è reso necessario un intervento che porti un cambiamento significativo.
Dal primo Gennaio 2022 sarà ufficiale la Certificazione per la parità di genere. Per le aziende con più di 50 dipendenti ci sarà l’obbligo di redazione di un rapporto che analizzi in modo chiaro la situazione del personale. Queste imprese dovranno fornire dati sui salari dei dipendenti, le posizioni da loro occupate e come si articolano le possibilità di fare carriera.
Le aziende che rispetteranno i nuovi parametri della norma e che si impegneranno a favorire le parità opportunità avranno dei benefici. Per queste realtà infatti la legge prevede l’applicazione di sgravi contributivi e dei significativi vantaggi nei meccanismi di gara.
Nonostante legalmente sia impossibile per le aziende creare una disparità di salario fra un uomo e una donna che ricoprono lo stesso ruolo, nella realtà dei fatti sono numerosi i metodi e le situazioni che danno vita a questa discriminazione.
I meccanismi sono numerosi, e la maggior parte delle volte giocano proprio sulla necessità delle donne di equilibrare il lavoro con la gestione dei figli e della casa. Anche se la legge vieta domande personali in questo ambito, le donne continuano a riceverli durante i colloqui lavorativi. In mancanza di congedi di paternità adeguati, il carico familiare va a pesare sulla madre, costretta a richiedere orari più flessibili invece di promozioni e avanzamenti di carriera.
Sembra inoltre che con l’aumentare del livello d’istruzione il gender pay gap si amplifichi. In questo modo vengono sfavorite le donne che decidono d’intraprendere un percorso di studi più lungo e approfondito. Secondo le ultime statistiche a parità di ore lavorative e tipo di mansione gli uomini guadagnano il 20% in più della controparte femminile. La legge sulla parità di stipendio vuole dunque mettere a nudo eventuali discriminazione presenti all’interno di un’azienda.
In questo modo i possibili collaboratori e i clienti potranno vedere con i propri occhi l’impegno dell’impresa d’interesse nel sostenere le proprie dipendenti. Si tratta comunque di un primo passo verso un futuro in cui le pari opportunità non saranno più contestate in alcun modo.