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Liliana Segre, senatrice a vita del senato italiano, è stata recentemente messa sotto scorta: la senatrice, sopravvissuta all’orrore dei campi di sterminio nazisti, negli scorsi giorni è stata vittima di feroci offese e addirittura minacce di morte. La sua storia vale la pena di essere raccontata ma soprattutto di essere ricordata.
Liliana Segre: la vita nell’Italia Fascista
Liliana Segre nacque a Milano il 10 Settembre 1930 da famiglia di origini ebraiche. Sua madre morì quando Liliana non aveva ancora compiuto un anno. All’indomani dell’emanazione delle Leggi Razziali da parte del governo fascista, il padre di Liliana, Alberto, decide di tentare la fuga verso la Svizzera per mettersi in salvo assieme a sua figlia, che all’epoca aveva appena otto anni.
Purtroppo Alberto e Liliana vennero facilmente individuati dalla gendarmeria svizzera, che consegnò i fuggitivi al governo italiano. Liliana Segre e suo padre cominciarono una sorta di peregrinazione in diverse carceri del nord Italia: da Varese a Como fino al carcere milanese di San Vittore, dove la bambina rimarrà per il periodo più lungo, 40 giorni.
Nel Gennaio 1944 le SS stabiliscono di deportare i prigionieri di San Vittore ad Aushwitz, dove Liliana vivrà assieme ad oltre 60.000 altre donne provenienti da ogni angolo d’Europa.
E’ al momento della sua detenzione ad Auswitz che viene imposto a Liliana il numero di matricola 75190, che la donna non vorrà mai cancellare nemmeno quando l’incubo sarà finito.
La liberazione e il ritorno a Milano
Alberto Segre muore nei campi di sterminio il 27 Aprile 1944, mentre Liliana vivrà la disumana marcia della morte con cui i nazisti, ormai prossimi alla disfatta, decidono di spostare tutti i prigionieri di Aushwitz in campi di sterminio nel nord della Germania. Mentre l’Armata Rossa irrompe nei confini tedeschi Liliana è ancora viva: sarà una dei soli 25 ragazzi sopravvissuti al campo di Aushwitz e alla lunghissima marcia a piedi con cui i tedeschi raggiunsero il duplice obiettivo di trasferire i prigionieri per evitare che fossero liberati dai russi e ridurne drasticamente il numero.
Liliana torna a Milano nell’agosto del 1945, all’età di soli quindici anni. Dovranno passare altri 45 anni perché la donna riesca a parlare della sua drammatica esperienza. Dal momento in cui decise di farsi testimone dell’orrore nazista Liliana non si è più fermata.
Le vicende recenti
Appena due anni fa, il 19 Gennaio 2018, il presidente Sergio Mattarella nomina Liliana Segre senatrice a vita per i suoi altissimi meriti sociali e soprattutto per l’instancabile opera di testimonianza che è continuata in maniera incessante negli ultimi cinquant’anni.
Il suo primo atto legislativo è stato proporre l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza.
A sostenere la proposta della senatrice a vita altri nomi illustri del governo e della cultura italiani, tra cui Renzo Piano ed Elena Cattaneo. Lo scorso 30 ottobre il senato approva la mozione Segre ma i senatori appartenenti ai partiti di destra Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia si astengono.
Da quel momento la senatrice a vita è stata bersagliata da accuse, offese e minacce di morte che sono arrivati principalmente da sostenitori dei partiti astenuti. Per questo motivo è stato ritenuto strettamente necessario assegnare una scorta armata alla senatrice a vita: sui social in molti hanno criticato questo provvedimento, affermando che la senatrice dovrebbe rimanere a casa a fare la calza come tutte le donne della sua età invece di occuparsi di politica, evitando ai contribuenti le spese necessarie a pagare gli uomini e le donne incaricati della sua scorta.