Composto dal grande Pëtr Il’ič Čajkovskij tra il 1891 e il 1892 e rappresentato per la prima volta in quell’anno (proprio in periodo pre-natalizio, tra l’altro), il balletto Lo schiaccianoci è divenuto in breve una delle opere più famose e popolari della cosiddetta musica classica grazie a temi memorabili, un ampio uso di percussioni, un’estrema vivacità delle melodie e un’atmosfera misteriosa che lascia ampio spazio al gioco e al divertimento.
Il libretto venne tratto dal racconto del 1816 Lo schiaccianoci e il re dei topi del poco noto ma molto apprezzato scrittore gotico Ernst Theodor Amadeus Hoffmann.
Riccardo Reim, nella versione che verrà messa in scena presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma dal 25 dicembre al 6 gennaio dell’anno prossimo, cerca proprio di recuperare il significato originario dell’opera, che da metafora del processo di abbandono dell’innocenza fanciullesca è divenuta un semplice passatempo privo di senso, se non appunto quello narcolettico dell’addomesticamento pedagogico.
Come ribadisce il drammaturgo, nella nuova versione viene data una lettura più oscura della vicenda fantastica: “In questa nuova versione, dove spesso situazioni e psicologie vengono letteralmente ribaltate, lo Schiaccianoci diviene il grumo di tutti gli incubi della piccola Clara, sinistro personaggio capace di assassinare il fratellino Fritz o di trasformarsi in una macabra Fata Confetto (simbolo dell’ingannevole ‘dolcezza’ dei malvagi). Passando di spavento in spavento, Clara, novella Alice, si desterà quando ormai l’incubo sembra schiacciarla senza più scampo: ritroverà i suoi cari, ma vedendoli ormai con occhi diversi; gli occhi di chi – forse ancora confusamente – comincia a comprendere che da quegli affetti bisognerà imparare a distaccarsi e a fare da soli“.
Non passa inosservata una struttura che riprende la scansione episodica tipica dei giochi virtuali contemporanei, nonché il passaggio da uno shock all’altro che è proprio della filmografia horror:
“Il tutto è narrato secondo ‘le regole e i ‘tranelli’ dei nuovi giochi tecnologici: il sogno si sfrangia nell’incubo di un atroce videogame che ingloba e imprigiona la protagonista, annullando ogni confine tra reale e virtuale, dove non sono più tanto i giocattoli a prendere vita, bensì il giocatore stesso a essere orribilmente trasformato in futile pedina“.
Lo spettacolo è stato creato a partire dalla coreografia e dalla regia di Mario Piazza, supportata dall’apparato scenico e costumistico di Giuseppina Maurizi. Ospite speciale della rappresentazione e del Balletto di Roma è Andrè De La Roche, che interpreta il doppio ruolo dello Schiaccianoci e della Fata Confetto, mentre Amilcar Moret Gonzales veste i panni di Fritz, Azzurra Schena quelli di Clara e Dino Amante è Drosselmeyer.