La storia di Loujain Al-Hathloul è emblematica.
Simbolo della lotta contro un paese purtroppo ancora molto retrogrado in fatto di diritti delle donne, Loujain è una 31enne saudita e dal 2014 è stata arrestata più volte. La sua colpa iniziale è stata quella di chiedere che un diritto come quello di guidare l’automobile fosse concesso anche alle donne. Per la sua continua lotta è stata annoverata al terzo posto della lista Top 100 delle donne arabe più potenti del 2015.
Una paladina della parità di genere del nostro tempo. Loujain Al-Hathloul è nata a Gedda (Arabia Saudita) nel 1989 e nel dicembre 2014 è divenuta famosa per essere stata arrestata e detenuta per 73 giorni per aver cercato di attraversare il confine tra Emirati Arabi e Arabia Saudita alla guida della sua auto sfidando così il divieto che vigeva nel suo Stato. Nel novembre 2015, dopo la concessione del diritto di voto alle donne in Arabia Saudita, Loujain si è candidata alle elezioni ma, nonostante l’ufficialità della sua candidatura, il suo nome non è nemmeno apparso nelle liste.
Leader del movimento Women to drive, Loujain Al-Hathloul si è battuta per il diritto di guida delle donne saudite, lotta che ha portato il 26 settembre 2017 il principe Moḥammed bin Salmān a emanare un decreto reale che ha sospeso finalmente il divieto a partire da giugno 2018. Le attiviste avevano organizzato numerose proteste per abolire il divieto, anche sul web, con la pubblicazione di video che riprendevano donne alla guida di automobili.
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Nel giugno 2017 Loujain Al-Hathloul è stata arrestata una seconda volta all’Aeroporto Internazionale di Dammam-Re Fahd con una motivazione non chiara. Non le è stato concesso di farsi assistere da un avvocato o di avere contatti con la sua famiglia. Nel maggio 2018 è stata di nuovo arrestata questa volta con l’accusa di aver violato le norme sulla “sicurezza nazionale” perché avrebbe passato informazioni a Paesi nemici e parlato con giornalisti e diplomatici candidandosi anche per un impiego alle Nazioni Unite.
Le autorità giudiziarie saudite avrebbero quindi trasferito il processo dell’attivista a un tribunale speciale che si occupa di casi legati al terrorismo. Con lei erano state fermate altre attiviste, alcune delle quali sono ancora in carcere.
Da quel momento Loujain Al-Hathloul è in carcere, sottoposta a torture e abusi sessuali. Per denunciare le condizioni di detenzione nell’ottobre 2020 ha iniziato uno sciopero della fame, a quel punto i carcerieri le avrebbero offerto la libertà se avesse dichiarato di non aver subito torture ma Al-Hathloul ha rifiutato.
Il 28 dicembre 2020 è stata condannata definitivamente alla detenzione di 5 anni e 8 mesi. Contando il tempo già trascorso in carcere, l’attivista dovrebbe essere libera a marzo 2021, proprio quando l’amministrazione Biden dovrebbe rovesciare il sostegno finora concesso ai sauditi e chiedere conto di tutte le violazioni dei diritti umani perpetrate dal Paese.
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