Chi era Luisa Ferida: storia dell’attrice italiana

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Luisa Ferida è stata una delle più grandi attrici del cinema italiano con una delle storie più discusse di sempre.

Le vicende che riguardano lei e suo marito Osvaldo Valenti sono state presentate fuori concorso al Festival di Cannes attraverso il film “Sanguepazzo” che vede come protagonisti nei loro ruoli Luca Zingaretti e Monica Bellucci. 

Chi era Luisa Ferida

Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia Manfrini Farné, è stata un’attrice italiana nata a Castel San Pietro Terme il 18 marzo 1914 e deceduta a Milano il 30 aprile 1945. Cresce nella provincia di Bologna dove sviluppa la passione per il teatro inserendosi in diverse compagnie per poi esordire nel mondo del cinema.

Il suo primo film, “Freccia d’oro”, è datato 1935 e con questo riesce a ottenere discreta popolarità. Negli anni successivi la si rivede spesso in progetti cinematografici a fianco di Amedeo Nazzari con cui interpreta “I fratelli Castiglioni”, “Il conte di Bréchard” e “La fossa degli angeli”.

La grande pellicola che le fa ottenere l’attenzione da parte della critica è “Un’avventura di Salvator Rosa”  con cui si fa riconoscere per il suo carattere energico e grintoso.

Luisa Ferida e il rapporto con Osvaldo Valenti

Durante la carriera conosce numerosi esponenti del mondo dello spettacolo ma a colpirla particolarmente è Osvaldo Valenti, con cui intraprende un rapporto lavorativo ma anche personale e amoroso. Il rapporto tra i due è di grande complicità e si rendono noti anche e soprattutto per le loro posizioni politiche

Sebbene la Ferida fosse nota per le sue imitazioni del duce i due furono protagonisti della cosiddetta cinematografia fascista. Furono infatti protagonisti insieme ad altri attori come Vittorio de Sica del Cinema dei telefoni bianchi. Successivamente si trasferiscono a Bologna per portare avanti la gravidanza di Luisa che perde però il bambino per via di un aborto spontaneo.

Luisa Ferida e il sostegno al fascismo 

Nel 1944 la coppia si trasferisce a Milano e aderisce al corpo militare indipendente della Repubblica Sociale Italiana entrando in contatto anche con la banda di Pietro Koch.

Della sua partecipazione attiva nel torturare i partigiani si hanno ancora dubbi, eppure Natalia Ginzburg in “Lessico Famigliare” racconta che la Ferida si è occupata anche di interrogare i partigiani riportando l’esempio di Lisetta Giua, moglie di Vittorio Foa.

L’adesione al fascismo porta con sè grandi ripercussioni con la Liberazione di Milano, specialmente per esponenti noti come lei e il marito. Infatti il 30 aprile, lei e Osvaldo Valenti vengono fucilati dai partigiani in seguito a un processo in cui è accusata di collaborazionismo. 

Secondo le testimonianze del partigiano Giuseppe Marozin: 

“La Ferida non aveva fatto niente, veramente niente. Ma era con Valenti. La rivoluzione travolge tutti.”

Egli aveva inoltre letto il memoriale difensivo stilato dalla Valenti nel quale venivano proposti i nomi dei testimoni in grado di scagiornarli, ma Pertini non voleva attendere e così chiede di ucciderli. Dopo la fucilazione vengono sottratti alla coppia ormai deceduta tutti i loro beni che negli anni cinquanta vengono richiesti dalla madre di Ferida. La signora Pansini infatti chiede al Ministero del Tesoro di ottenere una pensione di guerra e dopo attente analisi le è stato concesso di averla.