Bah, il Decameron di Daniele Luttazzi.
Sono indeciso tra un 6 politico, un 6 di stima, un 6 d'affetto, un 6 di incoraggiamento. Vabbè, tanto sempre 6 rimane. Intendiamoci, la trasmissione ha avuto più aspetti positivi che negativi, ma non possiamo parlare di uno show che brillava di luce propria.
Cominciamo dalle risate finte che hanno gettato lo sconforto su molti. Certo, il pubblico in studio, che Luttazzi oltretutto ha sempre avuto, sarebbe stato meglio, ma l'assenza era d'obbligo: non permette fughe di notizie da parte dei simpaticoni che hanno assistito al programma (cosa che capita tutti i giorni).
Allora perchè le risate finte? Non si potevano evitare? No, queste aggiungono invece che togliere.
Certo, io cerco una spiegazione a tutto, quindi solo Luttazzi potrebbe confermare la mia teoria, ma la risata finta "in bocca" ad un Paese che rimane immobile e inerme di fronte a tutto ciò che succede ha una carica dissacrante ancor più forte. Balzana idea? Sarà, intanto quelle finte risate mi hanno messo addosso tanta tristezza, è vero, ma per ragioni diverse rispetto a quelle provate dagli altri telespettatori.
Il contenuto del programma? Bè, in stile Luttazzi, privo di qualsiasi freno inibitore, e questo è uno degli aspetti più positivi dell'isola felice La7.
Anzi, ad essere sincero secondo me sabato sera la vera vincitrice è stata la Rete televisiva, ancor più del comico tornato dopo l'editto.
Io non sono tra quelli che pensanso ad una volgarità luttazziana che ha sempre un fine: spesso è solo gratuita, eppur mi rendo conto che l'esposizione costante al linguaggio di Luttazzi aumenta il tasso d'interesse ed attenzione anche dei più rincoglioniti.
I temi? Sono stati trattati alla Luttazzi, senza troppo approfondimento.
Il Decameron non è un documentario storico o un talk politico, non si può pretendere nient'altro da una trasmissione che vuol solo fornire spunti di riflessione. Non soluzioni ai problemi. E poi Luttazzi in tv non parla solo ai telespettatori/cittadini, ma anche a giornalisti e politici: il suo fine è sollevare un polverone, a destra come a sinistra. Per interesse personale, certo, ma anche per il bene del Paese. Diciamo che è un Grillo un po' più fine: non usa le piazze, non smuove le folle, tenta di aprire una breccia nelle coscienze.
E questa può essere una battaglia persa in partenza, me ne rendo conto.
Ogni tanto cade anche lui nel populismo, è inevitabile, cavalca i preconcetti (la Chiesa, per colpa di pochi, è pessima – i popoli stranieri, per colpa di pochi, non devono essere reputati pessimi), ma è un Luttazzi doc come molti di noi hanno conosciuto a teatro.
Insomma, questa prima puntata sembrava una prova generale. Sarò sincero, mi aspetto di meglio. Ma non lo pretendo.
Un solo, ultimo, appunto: ho avuto come l'impressione che ogni tanto sullo schermo televisivo non ci fosse Luttazzi. Ma la sua parodia. E' difficile tornare dopo anni di silenzio. E' anche difficile non deludere le aspettative in queste condizioni.