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Solo un giorno fa il gruppo Lvmh dava il benvenuto alla new entry in casa Fendi donna, al nuovo direttore creativo Kim Jones.
E dopo qualche ora, il colosso francese del lusso si preparava ad annunciare, tramite un comunicato stampa, la rottura dell’acquisizione del gioielliere americano Tiffany. Ecco tutto quello che c’è da sapere su Lvmh e Tiffany e sull’acquisizione.
Vi ricordate di quando avevamo dato la notizia della prossima conquista del gruppo francese? La notizia aveva fatto il giro del mondo e secondo le aspettative, sarebbe dovuta essere la maggior operazione mai avvenuta nel mondo luxury.
Stimata infatti per 16,2 miliardi di dollari, ovvero circa quasi 14 miliardi di euro. Ma i bei sogni si sono infranti con il comunicato stampa da parte del gruppo francese dove annuncia che l’accordo non è più realizzabile. Ma cos’è successo realmente?
Non si tratta di una scelta improvvisa o di un passo indietro da parte del colosso del lusso. In realtà, tutto è iniziato da una lettera ricevuta dalla società francese da parte del ministro degli Esteri francese dove chiede a Lvmh di rinviare l’acquisizione a gennaio 2021.
Questo in seguito alla minaccia di tasse sui prodotti francesi da parte degli Stati Uniti. Ma non solo: Tiffany ha chiesto al gruppo francese di prolungare il termine per completare l’accordo dal 24 novembre 2020 al 31 dicembre 2020. Favore già richiesto da agosto per novembre.
Questi due fatti, uniti al periodo che stiamo vivendo, hanno portato Lvmh a decidere di rimandare l’accordo e di bloccare per il momento l’acquisizione.
Dalla sua, Tiffany ha risposto all’annuncio di Lvmh citandolo al tribunale del Delaware per fargli rispettare gli obblighi contrattuali. Infatti, per il gioielliere americano, il fatto è privo di fondamento e rivela inoltre che sarebbe stato informato solo un giorno prima della lettera, datata tra le altre cose 31 agosto. E che avrebbe chiesto di rimandare l’accordo a causa della mancanza delle autorizzazioni antitrust. Il gruppo francese non ha ancora presentato istanza di approvazione nell’Unione Europea e a Taiwan.
Sta di fatto che ora come ora l’accordo non si fa, ma la domanda ci sorge spontanea: è solo sospeso o non si farà più?