Riporto la parte iniziale dell'articolo di Aldo Grasso pubblicato ieri sul Corriere della Sera.
Argomento: il debutto di Bonolis ne Il senso della vita.
"Prima di trovare il senso della vita c'è da dire che Paolo Bonolis ha perso quello della misura: si vive ormai come un apostolo mediatico, un portatore sano di valori, un convertito. Solo al neofita, infatti, è consentito esibirsi in una tirata contro il consumismo e la pubblicità (la pubblicità del caffè, per esempio) al termine di una telepromozione"
Che belle parole, caro Grasso, quanto bel populismo elargito in pillole!
Bonolis è stato inopportuno con il suo siparietto sui problemi della pubblicità, è vero, ma tu ti spingi oltre.
Certo ognuno ha le proprie tele-visioni, tu hai visto un brutto programma con volgarità da caserma mentre io un tentativo di proporre un progetto diverso. Vedrò di rivedere dove ho sbagliato. Tuttavia per ora ti ringrazio perchè mi hai illuminato su nuove importanti regole anti-ipocrisia televisiva.
– Mai affrontare l'argomento della fame in Africa se nel programma c'è una telepromozione delle merendine Kinder o del salame Negroni.
– Mai discutere di limiti di velocità se nel corso della trasmissione è presente una telepromozione sulla nuova Bmw da 350cv.
– Mai parlare dei problemi di alcoolismo se poco prima è andato in onda qualcosa che ha a che fare con vino, birra, Campari mix e Havana Loco; figuriamoci se si è pubblicizzato l'Heineken Jammin' Festival.
Allora diciamo piuttosto che l'argomento "I poteri occulti della pubblicità" deve essere un tabù per la televisione, non per un Bonolis neofita, perchè porta con sè un alto rischio ipocrisia.
Ho come l'impressione che se anche Bonolis dovesse fare un giorno la trasmissione del secolo Aldo Grasso non riuscerebbe a riconoscerne i meriti.