Si fanno sempre più insistenti le voci dell’addio di Maria De Filippi a Mediaset.
Qualche segno si era avuto in occasione dell’intervista fatta alla conduttrice da il Fatto Quotidiano, in cui la De Filippi nel ripercorrere la sua carriera lavorativa, faceva qualche cenno alle possibilità future.
Ambitissima da molte reti, la regina del talent show potrebbe dire addio all’azienda Berlusconi già nel 2014… ecco parte dell’intervista al Fatto.
Preoccupata dalla tempesta che investendo Berlusconi lambisce anche Mediaset?
Nella misura in cui la generale difficoltà economica tocca anche l’azienda per cui lavoro. Il calo di pubblicità di Mediaset è un dato reale. I conti devono farli. È inevitabile.
Lei ha sempre detto che sarebbe rimasta in azienda se il rapporto di fiducia con Pier Silvio Berlusconi fosse rimasto solido. È ancora tale? Cosa succederà a Mediaset dopo la decadenza del fondatore?
Pier Silvio e suo padre sono due film completamente diversi. Silvio l’ho conosciuto superficialmente e non so come lavori. Il figlio è sicuramente un ragazzo molto prudente e riflessivo nel muoversi. Lui fa il suo lavoro e io faccio il mio. Fino a quando sono convinta del mio vado avanti. Se non lo fossi più, ci separeremmo. Senza dubbi. Quando dico che resterò fino a quando ci sarà un rapporto di fiducia è vero. Se Pier Silvio prende delle decisioni che con me non c’entrano nulla, non si può pretendere che io viva bene la cosa.
È accaduto? Lei è appena approdata a Real Time con Amici. Prodromi di una separazione?
Ho due anni di contratto e spero di continuare a fare le trasmissioni che mi interessano. Da altri prodotti vorrei rimanere alla larga. Fascino, la mia società, non è Endemol che fattura programmi a Mediaset e vive di conseguenza. Fascino sono io in prima persona. Metto la mia faccia sui programmi che mi piacciono. Se non mi piacciono, non la metto. Se diventassi solo un volto che Pier Silvio sovrappone a un programma qualunque, con una stretta di mano, il rapporto terminerebbe.
Altra voce. I suoi programmi costano molto.
Falso. I soldi servono per pagare gli stipendi dei dipendenti e gli ospiti internazionali. Certo potrei spendere poco e al posto di Charlize Theron o Michael Douglas, invitare un ospite qualsiasi. Preferisco chiamare un grande attore perché sono sicura che il pubblico avverta la differenza. Se avessi declassato il livello del programma per spartirmi l’utile avrei fatto una cretinata.
Sky e Rai l’avrebbero voluta a più riprese. “A La7 non andrei” disse. “Hanno troppa puzza sotto il naso”.
Due settimane fa mi ha telefonato Cairo: “È vero quel che si dice in giro su di lei? Perché se è vero, io sarei molto interessato a incontrarla”. È stato gentile, l’avevo visto una sola volta 30 anni fa. Non ho niente contro La7, ma lavorare a Mediaset non significa essere deficienti. Se 7 milioni di persone vedono un programma non si può pensare siano tutti idioti e a Canale 5, fino ad ora, io mi sono sempre sentita più che libera.
Quindi niente La7?
Mesi fa mi aveva invitato Gad Lerner come ospite. A L’infedele sarei andata, ma Mediaset non concesse la liberatoria.
Se la chiamasse un broadcaster straniero?
Avrei molta curiosità, ma con l’estero il canale è aperto. C’è posta per te lo abbiamo venduto in 23 paesi, Amici è sbarcato negli Usa, Messico e Spagna. Lavoro sulla web tv e sull’innovazione. Le generaliste non dureranno per sempre, solo in Italia ottengono ancora quei numeri.