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Una cattiva memoria è vista spesso come un difetto. Chi fa fatica a ricordarsi le cose spesso si trova in difficoltà nella vita di tutti i giorni: quante volte è capitato di spaventarci perché non trovavamo le chiavi di casa o della macchina? Oppure quante volte ci siamo trovati in difficoltà ai tempi della scuola perché le cose ben studiate il giorno prima ci erano sfuggite di mente?
Certamente in queste situazioni ci saremo sentiti stupidi, ma oggi uno studio sembra affermare il contrario, ribaltando le nostre convinzioni. Dimenticare le piccolezze della vita quotidiana sarebbe segno di un’intelligenza superiore alla norma. In questo modo, eliminando le informazioni più inutili, si possono immagazzinare solo quelle ritenute dal nostro cervello davvero importanti.
A questo punto è necessario distinguere tra il concetto di memorizzare e quello di imparare. Ciò che viene appreso non è dimenticato da nessuno: questo avviene appunto perché il cervello elimina le informazioni secondarie, che impediscono l’arrivo di quelle nuove. Dimenticare quindi va ritenuto un processo naturale e importante per aumentare e accelerare l’apprendimento.
Vediamo insieme come si è svolto lo studio, quali risultati ha dato e quali altri studi sono stati svolti su questo argomento.
Come si è svolto l’esperimento
L’indagine è stata condotta da alcuni studiosi dell’Università di Toronto, Canada. Alle persone selezionate come focus group è stato chiesto di imparare a memoria una lista di parole, che erano collegate ad un numero presente su un tasto, come le tastiere dei bancomat. I tasti dei numeri emettevano un suono differente a seconda di quello che veniva premuto.
L’esperimento ha dimostrato che le parole che avevano un suono simile al ritmo del codice avevano più probabilità di rimanere nella memoria di tutti i membri del team. La conclusione più importante a cui si è giunti è però questa: tutti coloro che avevano dimenticato la lista delle parole entro due ore erano coloro che più facilmente collegavano la parola ai codici, dimostrando una grande intelligenza e flessibilità mentale.
I risultati dello studio sulla memoria
Si è arrivati alla conclusione che la “memoria instabile“, ovvero quella a breve termine, è la stessa che accelera il nostro apprendimento di nozioni. Il cervello non è poi tanto diverso da una scatola: una volta che raggiunge il limite di informazioni che può contenere non ne può più immagazzinare altre. A questo punto avviene la rimozione delle informazioni che non contano, per far entrare quelle più importanti.
Chiaramente per sapere quali sono le informazioni da eliminare bisogna avere una grande capacità analitica e avere dimestichezza nel comprendere le connessioni causa effetto. Queste capacità portano anche a saper reagire in modo migliore ai cambiamenti della vita di tutti i giorni e agli sconvolgimenti di contesto. Gli smemorati di tutto il mondo non devono quindi più avere timori: i fatti che dimenticano non sono quindi davvero importanti, e anzi questo vuol dire che hanno un cervello flessibile.
Altri studi sull’argomento
Ci sono anche altri studi che hanno confermato questa teoria. La scozzese Università di Glasgow ha indagato per comprendere questo fenomeno. Dagli studi svolti è emerso che coloro che hanno una memoria a breve termine fragile sono anche coloro che apprendono con una maggiore dimestichezza.
Anche il professor Edwin Robertson è un grande sostenitore di questa teoria. Chi dimentica le cose più facilmente e velocemente di solito si dimostra più flessibile e capace di apprendere. In tutto il mondo sono tantissimi i neurologi che affermano che l’atto di dimenticare è una funzione naturale del cervello, essenziale alla sua sopravvivenza e al suo buon funzionamento.
Smemorati di tutto il mondo, non abbiate più timori: le persone dopo aver letto questo articolo non potranno più dirvi nulla!