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Michelle Hunziker ha rivelato in questi ultimi giorni, e non deve essere stato facile, ulteriori particolari riguardanti il periodo in cui ha fatto parte di una setta. È notizia oramai nota, infatti, che la famosa e amata showgirl è stata per cinque anni soggiogata a un gruppo capeggiato da tale Clelia.
In concomitanza con l’uscita del suo libro “Una vita apparentemente perfetta”, in cui Michelle Hunziker racconta gli anni trascorsi all’interno di una setta, ha rilasciato un’intervista a Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto di Radio Capital, in cui parla non solo del suo scritto, ma anche di come è mutata la sua vita rispetto a questa esperienza che l’ha cambiata nel profondo.
Il suo racconto è molto doloroso, e Michelle Hunziker mette a fuoco come sono riusciti a incastrarla: “Mi ricattavano con l’amore, perché all’inizio ti riempiono di affetto e poi te lo tolgono, e anche con Dio, visto che ero molto credente. Mi davano le risposte che volevo sentirmi dire, ero una preda perfetta. Cominciammo con terapie singole poi sempre più persone vennero reclutate, facevamo gli shabbath il venerdì sera per parlare dei nostri problemi e si facevano le ‘canalizzazioni’.”.
E, ancora, con divieti e crudeltà, Michelle ha rinunciato a molte cose: “C’era un codice rigoroso: niente grassi, niente sesso, niente carne, niente latticini, bisognava essere estremamente profumati, oliati di olio di rosa… era un cammino di purezza, facevano leva su questo, e predicavano l’armonia, la luce, l’amore.”.
Michelle Hunziker parla delle molestie
Oltre al racconto dei suoi drammi personali, a Michelle Hunziker sono state chieste una serie di cose, tra le quali cosa pensa della storia relativa alle molestie nel mondo del cinema e dello spettacolo, di cui tanto si è parlato ultimamente. Ecco cosa ha dichiarato a tale proposito: “Le denunce delle molestie danno un segnale importante, forte, come se voltassimo una pagina: le donne finalmente fanno squadra, hanno deciso di venir fuori, e per me, da una parte, è sicuramente positivo; dall’altra, dico sempre che è importante dire che la donna che subisce un tentativo di molestie deve alzare i tacchi e andarsene, perché altrimenti diventa corresponsabile.”.
Come dovrebbe reagire chi subisce molestie, secondo lei? Ecco la sua risposta: “I molestatori ci sono, ma la donna non deve mai cedere ad alcun ricatto, anche se la cosa che sta facendo a livello lavorativo è molto importante, anche se ha paura di perdere il lavoro: non esiste nessuna ragione al mondo per subire una molestia. È positivo perché queste attrici, queste donne di spettacolo, forse hanno dato coraggio anche alle donne nelle aziende, perché il fenomeno è diffuso a tutti i livelli.”.
Il racconto doloroso di Michelle Hunziker
La maggior parte dell’intervista, però, Michelle Hunziker l’ha incentrata proprio sul racconto di quel periodo doloroso: “È la prima volta che racconto questa storia. Finora ho nascosto tutto persino a mia madre, l’unico con cui ne ho parlato è stato mio marito Tomaso. Quando ci siamo conosciuti abbiamo condiviso tutto: lui i suoi lutti e io la mia esperienza dei cinque anni in una setta.”.
E, ancora, una volta finito tutto: “Una volta uscita da lì è stato un continuo tentativo di ricostruire la mia vita. Non è stato facile accettare che fosse successo proprio a me: ho sofferto di attacchi di panico e per anni ho creduto che sarei morta di lì a poco, per soffocamento, come aveva previsto la setta.”.
Michelle Hunziker e le regole della setta
Ecco, a seguire, le sette regole che chi faceva parte della setta doveva tenere a mente e seguire. Tutte quelle che, nei cinque anni di cui ne ha fatto parte, anche Michelle Hunziker ha onorato:
- Igiene maniacale. Gli adepti erano obbligati a mantenersi puri, con una cura maniacale dell’igiene e dell’alimentazione (per anni la Michelle Hunziker non ha potuto mangiare carne). Ma non solo: non si poteva fare sesso e bisognava stare “alla larga da chi aveva dentro di sé Finzione, che è l’energia negativa, bassa e sporca“.
- Nella setta, tutto ruotava attorno alla “cena del venerdì“, che venivano seguite da riunioni in cui le energie di defunti o spiriti elevati venivano canalizzate nei presenti: “Le canalizzazioni ci permettevano di sentirci protetti: forze superiori si scomodavano per indicarci la strada da seguire“.
- Allontanamento delle persone care. Michelle, per molto tempo, ha dovuto dire addio sua madre, come racconta al Corriere: “Quando ha letto il libro le lacrime le appannavano gli occhiali. Mi ha confidato di aver mandato un suo socio, ateo, a fare terapia da Clelia per ottenere informazioni su di me. Anche lui, dopo una sola seduta, era stato reclutato“.
- La dipendenza dalla setta. Ogni azione di Michelle veniva ricondotta alla setta. Perfino il suo successo: “Non avevo vere capacità: ero la pedina di un disegno superiore per diffondere il bene. Io che non avevo mai avuto un ruolo, adesso ero una “guerriera della luce” che portava il messaggio di Dio. Ma dovevo espiare i peccati commessi“.
- L’espiazione. I giorni all’interno della setta, per Michelle, non sono facili, anche perché la showgirl viene costretta a espiare colpe che non aveva. Come un Natale, costretta a passarlo da sola per rimuginare sui propri peccati: “Chiamavo festosa Aurora fingendo di avere gente a cena, per poi passare da sola il resto della sera in silenzio, davanti all’albero. Era come quando mio padre diceva vengo a prenderti per il weekend e poi non arrivava mai: speravo che almeno quella volta mia madre e Eros venissero a portarmi via. Ma come diceva Clelia, non mi voleva nessuno“.
- Le minacce. Quando Michelle decide di lasciare la setta, ecco che arrivano le minacce: “Umiliazioni, paura e sensazione di aver superato il limite. Ti avevamo dato occasione di purificare la tua anima: se ci lasci ti ammalerai e morirai“.
- Gli altri vip della setta: all’interno della setta, racconta Michelle, c’era un po’ di tutto: “Ero la gallina dalle uova d’oro, ma sono stata derubata soprattutto della dignità. Nella setta c’erano direttori di giornali, conduttrici tivù, autori, magistrati, poi allontanati: io ero sufficiente al progetto“.