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Gucci chiude ufficialmente la settimana della moda milanese 2019, proponendo la sua particolare versione delle tendenze primavera/estate 2020.
La sfilata, disegnata dal direttore creativo Alessandro Michele, che dal 2015 ha stravolto tutti gli schemi creati dalla precedente direttrice Frida Giannini, riconferma la sua partecipazione all’edizione Moda Donna, della MFW, con modelli sia da donna che da uomo.
Ciò che colpisce è l’architettura della passerella e la scenografia. “Sfondi” per cui il direttore creativo ha sempre fatto la differenza. Il grande teatro di Michele è uno spoglio palazzo brutalista, minimale, illuminato da luci al neon bianchissime e dai colori freddi, coerente con le precedenti ambientazioni.
La passerella si colora di verde acqua ed è sorprendentemente in movimento. Si tratta di un nastro trasportatore, simile a quelli realizzati negli aeroporti.
E così va in scena il grande spettacolo Gucci, quest’anno in un’insolita veste meno opulenta, ma anzi minimalista ed eccezionalmente sensuale.
Il tema è una riflessione sul potere, che è in grado di «imporre regole di comportamento che vengono interiorizzate dagli individui». Si parla del concetto di biopolitica del filosofo francese Michel Foucalt, per cui il potere non è mai univoco e dall’alto, ma si realizza in una fitta trama di rapporti tra tutti gli individui. Insomma, Alessandro Michele incita e incoraggia la personalità dei singoli, per sfuggire alla pressione delle norme sociali.
La sfilata prêt-à-porterGucci per la prossima primavera/ estate 2020 è stata un vero spettacolo, pieno di colpi di scena. Il designer ha deciso di dividere la sfilata in due momenti.
L’esordio inaspettato, stranamente concettuale, vede modelli immobili e scalzi, che si lasciano trasportare dal tapis roulant in movimento. Sfilano ben sessanta look tutti realizzati in colori chiari (dal beige all’avorio) che rappresentano diverse versioni di uniformi e divise, simbolo della società che ci uniforma e che ci vorrebbe come piccoli soldatini inanimati.
Qui, l’estremo Alessandro Michele, propone anche capi che ricordano la camicia di forza. I sessanta outfit non sono in vendita. Si tratta di una sorta di istallazione artistica con l’unica funzione di sottolineare il un messaggio di oppressione.
A questo punto, le luci cambiano. Tutto si accende in un modo più giocoso, la tensione precedente svanisce e sfilano capi colorati e dalla sensualità spudorata. E’ il vero inizio della collezione. Uomini e donne si susseguono con capi che hanno una chiara ispirazione vintage e d’archivio. Completi anni 70, body e abiti di paillettes chiaramente ’80, tra cui spuntano anche sottovesti anni ’20 e non mancano nemmeno citazioni all’universo street dello sport.
E’ subito un gioco di contrasti: Camicie in voile leggeri mischiati a pantaloni di foggia maschile, tailleur formali, resi leggeri da pattern e stampe.
Difficile descrivere la cartella colori, che va dallo scuro all’iridescente. Punto di partenza? i grigi e i blu notte, passando per i colori della terra (dai marroni, al beige, al rosa, passando per rosso e giallo senape) fino ai colori metallici di accessori e paillettes.
Gli abiti, stranamente essenziali per l’universo barocco Gucci, sono arricchiti da tantissimi accessori. Tante borse a spalla, zaini e bauletti in pelle o tessuto loggato dall’iconica doppia G.
Le scarpe hanno ispirazioni equestri tra stivali in pelle scarpe flat con focus sull’iconico morsetto, poi sneakers, sandali con lustrini. Posto d’onore per nuovi trend di stagione: esageratissimi maxi occhiali, arricchiti da maxi catene.