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Con il XX secolo è cambiata completamente la gestione e produzione dei prodotti in circolazione. Il discorso della cultura di massa è ormai noto quanto il concetto di capitalismo, eppure l’economia agli occhi di una persona poco esperta sembra un concetto astratto. Vediamo come l’economista Milton Friedman ha reso molto concrete le sue teorie.
Chi era Milton Friedman
Milton Friedman (Brooklyn, 31 luglio 1912 – San Francisco, 16 novembre 2006) è stato un economista statunitense. Pone le basi del pensiero monetarista e vince il Premio Nobel per l’economia nel 1976 per le teorie economiche che ha influenzato.
Cresce con i genitori ebrei emigrati dall’Ucraina e vive in una situazione di povertà, ma si riscatta diventando uno dei principali esponenti del pensiero liberale e liberista e divulgatore della politica del “laissez-faire”.
Riflessioni economiche influenti
Una delle sue riflessioni maggiori riguarda la teoria quantitativa della moneta. Questa afferma che il potere di acquisto della moneta dipende dalla quantità di moneta in circolazione in un dato momento. Se questa aumenta si ha un aumento proporzionale del livello generale dei prezzi e quindi una diminuzione del potere di acquisto della moneta.
Un altro punto importante è il concetto di tasso naturale di disoccupazione, ovvero corrisponde ad un livello di disoccupazione che viene considerato fisiologico per uno stato normale dell’economia. Secondo lui inoltre l’inflazione è solo un fenomeno monetario e non aiuta a ridurre la disoccupazione.
Il rapporto tra le sue teorie e la politica internazionale
Le sue riflessioni hanno influenzato le scelte politiche di Margaret Tatcher per il Regno Unito e di Ronald Reagan per il governo americano. Ancora oggi in realtà le sue idee non mettono d’accordo tutti portando a dibattiti importanti. Tra i maggiori oppositori vi è stata per esempio la scuola austriaca.
Nel 1971 Murray Rothbard, anarco-capitalista, scrivendo per “The Individualist” definisce le teorie di Friedman totalitarie e statalistiche. Questo perchè gli economisti non sono abbastanza netti nell’affermare che lo Stato è sempre una presenza negativa nell’equilibrio della società.
Oltre all’influenza economica sotto Pinochet, anche in Italia sono state riprese alcune delle sue teorie dall’ala liberale e liberista. Tra questi per esempio Forza Italia, ma anche in parte dai Radicali italiani e i Riformatori Liberali.
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