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La moda è in grado di anticipare le tendenze che verranno, così come è in grado di darne nuove e personali interpretazioni.
Insieme a tali tendenze e a tutto ciò che riguarda prettamente l’estetica, la moda si adatta al cambiamento, lo accoglie, lo osserva, lo fa suo, dimostrando che rimanere ancorati al passato e al vecchio modo di costruire storie possa solo fare perdere la strada. Per tale motivo, dunque, il fashion system accoglie a braccia aperte la questione ambientale diventando, stagione dopo stagione, sempre più sostenibile. Vediamo insieme il significato di moda sostenibile e analizziamo i dati per vedere come si comportano i marchi in questa direzione.
L’obiettivo che accomuna i brand di moda è uno e uno solo: ridurre l’impatto ambientale. In un mondo spaventosamente colpito dai cambiamenti climatici, invaso dallo spreco e dalla natura sempre più devastata, anche la moda ha deciso di fare la sua parte per provare a cambiare qualcosa.
La mobilitazione parte con la riduzione della produzione dei rifiuti e all’introduzione di materiali/tessuti riciclabili allo stesso modo di qualità e performanti.
Non solo brand di lusso, ma anche tutta l’enorme sfera del fast fashion: brand da sempre economicamente più accessibili stanno presentando collezioni sostenibili e decisamente più green (basti pensare alla sezione “Sostenibilità” di H&M, ad esempio).
Cambiano le scelte di produzione, come nel caso del marchio di sneaker francese Veja, che punta alla realizzazione di un prodotto rispettoso dei diritti umani e del pianeta. Per raggiungere tale obiettivo, il brand si è diretto in Brasile per incontrare di persona i produttori di cotone e di gomma.
Il mondo della produzione è un altro tassello fondamentale, insieme alla condizione dei lavoratori: l’informazione, in tal senso, è fondamentale.
La moda sostenibile è la moda che propone soluzioni alternative e migliorie in ogni minimo tassello del macro sistema: Kering, ad esempio, vanta numerosi progetti innovativi nel campo della sostenibilità. Uno di questi riguarda la produzione del cashmere: il programma si concentra sulle tecniche pastorali che vanno a garantire il benessere degli animali, la biodiversità e il miglioramento dei salari e delle condizioni di vita dei pastori.
L’impegno deve essere a 360 gradi e deve riguardare chiunque si trovi all’interno di un progetto: sostenibilità non è solo il risultato finale, ma riguarda l’intero processo per arrivarvici. Sostenibilità sono le persone, sono gli animali, sono le condizioni di lavoro, la scelta di produzione, i materiali.
Anche Gucci è un brand fortemente attento alla sostenibilità ambientale: la maison fiorentina, infatti, lavora costantemente per ridurre le emissioni di gas serra attraverso i vari progetti Equilibrium: Gucci Off The Grid ne è forse l’esempio più concreto.
La collezione, infatti, promuove la rigenerazione di materiali e di tessuti riducendo ogni tipo di spreco e minimizzando l’uso di nuove risorse.
Altra soluzione gettonata è l’upcycling: utilizzare materiali di scarto, tessuti e oggetti destinati a essere cestinati, per creare nuovi oggetti dalle funzionalità differenti ma in grado di acquisire un valore maggiore rispetto all’oggetto di partenza. Il fashion system si sta impegnando con tutte le sue forze per migliorare la situazione, ma è altrettanto vero che buona parte del miglioramento sia da affiancare anche – e soprattutto – al mondo consumatore.
Se da una parte i brand stanno impegnandosi a proporre soluzioni alternative e sostenibili, anche i consumatori e le consumatrici devono fare una scelta: rimanere ancorati al passato o virare verso acquisti più pensati? Scegliere ragionevolmente, scegliere per l’ambiente e di conseguenza per se stessi, è la chiave per un mondo migliore.
Acquisti vintage, second hand, resell: oggi sono queste le parole d’ordine per un pianeta migliore (grazie anche al fenomeno social e alla maggiore attenzione posta sulla questione dalle nuove generazioni).
Occhio però al greenwashing, purtroppo ancora molto diffuso e poco trasparente.
Per capire a livello pratico il significato di moda sostenibile dobbiamo analizzare i dati, cercando di capire come si comportano i marchi di moda.
Che la moda sia una delle industrie più inquinanti al mondo è probabilmente chiaro a chiunque. Pensate che ogni anno la stima vede circa 120 miliardi di nuovi capi di abbigliamento e calzature acquistati.
Stando a questa impressionante premessa, le aziende di rivendita di moda aiutano a contrastare tale fenomeno e sono quindi in forte crescita: la previsione? La loro quota di mercato pare raddoppierà dal 9% al 18% tra il 2022 e il 2030. Ciò significa che entro il 2030 il numero di articoli rivenduti farà risparmiare all’intero pianeta quasi 38 miliardi di euro in costo ambientale!
Il lavoro è lungo, è costante e deve riguardare tutti e tutte.