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La morte di Nadia Toffa, avvenuta il 13 agosto scorso, ci ha lasciato del tutto increduli davanti all’imprevedibilità della vita. Con lei non è andata via solo una donna instancabile, ma anche un grande esempio di “guerriera”. Super Toffa non si è mai arresa, neanche quando ha saputo che la morte l’avrebbe sorpresa da lì a 10 mesi. Senza rendersene conto, la ‘Iena’ bionda ci ha lasciato un’eredità di immenso valore.
Morte Nadia Toffa: l’eredità
La morte di Nadia Toffa, così come è successo quando è scomparso Fabrizio Frizzi, ci ha lasciato un vuoto difficile da spiegare. In molti non la conoscevano, eppure hanno pianto come se fosse una di famiglia. La conduttrice de Le Iene diceva spesso: “Il tumore è il mio dolore e io me lo devo portare, è il mio fardello”. Nadia, senza rendersene conto, ci ha lasciato un’eredità immensa. No, non stiamo parlando di denaro, anche perché poco ci interessa conoscere l’ammontare del suo conto in banca o i beni che ha ‘donato’ ai familiari. Quello che Super Toffa ci ha regalato è un qualcosa che non ha valore. La ‘Iena’ bionda ci ha insegnato a lottare, ci ha mostrato cosa significa combattere. Fin dalla scoperta del cancro al cervello, ha saputo che sarebbe morta, ma nonostante tutto non ha mollato e l’ha fatto infondendo speranza. Senza mai piangere davanti alle telecamere, senza mai abbandonare il suo fantastico sorriso, Nadia ci ha mostrato che non importa quanti giorni abbiamo da vivere, ma che è importante come si affrontano gli stessi. A lei erano stati prospettati 10 mesi di vita, ma è riuscita ad affrontarne 20. Se lei avesse passato gli ultimi due anni della sua vita a piangersi addosso, cosa avrebbe risolto? Nadia, fino all’ultimo giorno, ha sempre ripetuto: “Combattere sempre”.
Gli insegnamenti di Nadia
Questa non è l’unica eredità che la conduttrice de Le Iene ci ha lasciato, ma ogni sua parola dovrebbe essere conservata come se fosse un tesoro e, magari, tirala fuori nei momenti di difficoltà. Nell’ultima intervista rilasciata a Verissimo, Nadia, sempre sorridendo, aveva ammesso: “È pieno di bambini che muoiono al primo giorno di vita. Questo è il mio dolore e io me lo devo portare, è il mio fardello. Il Signore non è cattivo, ci mette davanti delle sfide che possiamo affrontare. Questa è la mia sfida”. Fin dal primo intervento, la donna aveva raccontato di aver riscoperto la fede e di essersi ritrovata a recitare le preghiere di quando era solo una bambina. Non ricordava come si chiedesse aiuto a Dio, eppure le parole sono riaffiorate nella sua mente senza troppo sforzo. Sembra assurdo, ma anche la persona meno credente del mondo, nei momenti di estrema difficoltà, chiede aiuto ad un’entità superiore, che si chiami Dio o Allah poco importa, ma è l’invocazione che deve far riflettere. Nadia era un vulcano di energia e, anche quando la chemio la piegava, non perdeva la solarità e la voglia di aiutare il prossimo. Ha usato i social per parlare del cancro, per dare sostegno a tutti i malati oncologici, senza alcuna distinzione, e ha avuto il coraggio di dire “ho un tumore e voglio chiamarlo con il suo vero nome”. C’è poco da aggiungere, l’eredità che ci ha lasciato la Toffa è immensa, adesso toccherà a noi ‘utilizzarla’ nel modo corretto.