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Dall’apice del successo mondiale sul ring allo sfaldarsi della sua forza a causa del Parkinson: il pugile Muhammad Ali ha avuto una vita piena di gioie e dolori.
Muhammad Ali
Il pugile Muhammad Ali, nato con il nome di Cassius Marcellus Clay, è nato a Louisville (negli Stati Uniti d’America) il 17 gennaio 1942. Da bambino si appassiona alla boxe grazie ad un poliziotto irlandese e inizia fin da subito a collezionare successi in tutto il mondo in questa disciplina. Importante nella sua vita è la riflessione e la lotta contro il razzismo nei confronti degli afroamericani: proprio per questo motivo decide di convertirsi all’Islam sotto la guida di Elijah Muhammad, leader dei musulmani neri d’America e come ha fatto anche Malcom X. Contestualmente alla sua conversione cambia quindi il suo nome da Cassius Clay a Muhammad Ali. In un’intervista di Oriana Fallaci, il pugile ha dichiarato:
Era duro avere il nome che avevo perché era il nome di uno schiavo. Cassius Marcellus Clay era un bianco che dava il suo nome ai suoi schiavi. Ora invece ho il nome di Dio. Mohammed Alì è un bel nome: Mohammed vuol dire Degno di Tutte le Lusinghe; Alì vuol dire Il più Alto è il minimo che merito. E poi gli uomini dovrebbero chiamarsi così mica signor Volpe signor Pesce signor Nonsocché gli uomini dovrebbero avere il nome di Allah. Sicché io mi arrabbio quando la gente mi ferma e mi dice “signor Clay posso avere il suo autografo”, io rispondo “non Clay, Mohammed Alì”.
Malattia e morte
Negli ultimi trent’anni della sua vita il leggendario pugile Ali è stato colpito dal morbo di Parkinson. A proposito ha dichiarato in un’intervista:
È solo una delle cose che mi sono accadute nella vita. Un giorno ero in cima al mondo, il più veloce, il più bello, il miglior pugile di tutti i tempi. Il giorno dopo tremavo, tremavo… Esattamente come è successo agli altri 2 milioni di persone che nel mondo soffrono per il Parkinson. Ma non sono arrabbiato, né disperato. La ragione per cui mi sono ammalato non la conosco, nessuno la conosce con certezza. Però so che non è stata la boxe. O tutti e due i milioni di malati sono pugili? No. Allora dico che la mia malattia è semplicemente un messaggio di Dio. Questo è il modo in cui lui vuole che io lo serva. Mi ha messo in cima al mondo, e adesso mi sta sottoponendo ad un esame. Tutto ciò ha reso più forte me, e la mia fede. E mi ha fatto pregare più di prima.
La leggenda dei pesi massimi è morto il 3 giugno 2016 a Phoenix: aveva settantaquattro anni.