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Nonostante un passato difficile da elaborare emotivamente, non ha abbandonato il mondo della ginnastica artistica.
Ha espresso infatti il suo supporto alla grande Vanessa Ferrari pensando che potesse salire sul podio alle ultime olimpiadi. Lo stesso vale per la sua erede, Simone Biles di cui si dice fan. Vediamo come il mito di Nadia Comaneci è diventato tale.
Nadia Elena Comăneci (Onești, 12 novembre 1961) è un’ex ginnasta rumena. Cresce con i genitori Gheorghe e Stefania-Alexandrina e il fratello Adrian.
Si approccia alla ginnastica artistica a soli tre anni e pochi anni dopo viene notata da Bela Karolyi e dalla moglie Marta che stavano reclutando nuovi talenti per la sua società sportiva.
All’età di 8 anni partecipa per la prima volta ai campionati rumeni e ottiene il tredicesimo posto e l’anno dopo nelle nazionali a squadre si aggiudica il titolo diventando la più giovane ginnasta rumena a quei livelli.
Nel 1971 partecipa alla prima gara internazionale a Lubiana, dove si scontra con la squadra juniores jugoslava vincendo il titolo all-around e portando la sua squadra a vincere.
Negli anni successivi si riconferma un grande talento distinguendosi nelle competizioni individuali e in quelle di squadra. Durante il test pre-olimpico conosce poi Nelli Kim, sua maggiore rivale degli anni successivi.
Nel 1976 partecipa all‘American Cup tenutasi al Madison Square Garden di New York dove riceve un punteggio mai visto prima: 10.0, ovvero il massimo assoluto e quasi impossibile da ottenere. Ottiene nuovamente questo risultato eccellente alla competizione Chunichi Cup nel volteggio e nelle parallele. Il suo talento la porta ad essere nominata “Atleta femminile dell’anno”.
All’età di soli 14 anni prende parte alle Olimpiadi di Montreal in cui diventa la prima ginnasta ad aver ottenuto il massimo punteggio alle parallele asimmetriche.
La votazione arriva in ritardo perchè il computer non sapeva come elaborare un voto superiore al 9,99 data la rara possibilità di arrivarci. Per questo viene inserito il voto 1,00 moltiplicato per dieci volte. Questa situazione si ripete per ben 6 volte portandola a vincere tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo.
Con questa competizione è la prima atleta rumena a vincere come individuale e registrare record alle Olimpiadi. Il suo è un record anche d’età, poiché secondo il nuovo regolamento si può accedere alla gara solo dai 16 anni in su. Per questo al suo ritorno in Romania diventa una vera e propria star, usata anche dal regime a valore propagandistico e per interessi personali di Ceausescu che la costringe ad essere l’amante del figlio alcolizzato e molestatore.
Nel 1980 partecipa alle Olimpiadi di Mosca dove ottiene un secondo posto nell’individuale per cui i giudici hanno dibattuto 25 minuti. Mantiene però il titolo alla trave e vince l’oro al corpo libero. L’anno successivo partecipa alle Universiadi e vince cinque ori che porta a casa con orgoglio.
Poco prima delle successive competizioni che si sarebbero tenute a Los Angeles decide di fuggire dalla Romania e l’ambiente tossico in cui è cresciuta. Con allenatori violenti e duri la scelte è inevitabile così con estrema fatica attraversa il confine e arriva in Ungheria dove l’attende un amico che la fa fuggire negli Stati Uniti. Qui viene accolta come rifugiata politica, incontra Bart Conner, ginnasta con cui si sposa diversi anni dopo e con cui ha un figlio.